Il Piceno e la sua biodiversità spiegati da Emanuele Dienetti, produttore di Carassai, che ci racconta la sua storia
Il suo vino è tutto qui, in quest'area attraversata dal Menocchia, un rivolo d'acqua che solca una valle intensamente vitata, sul limitare nord della denominazione Offida, con giaciture più fresche della media del Piceno dove le uve possono maturare perfettamente. Dichiara di conoscere alla perfezione ogni centimetro e ogni dettaglio del microclima della sua terra, ogni particolarità dei suoi vigneti, ogni minimo slancio delle sue uve, Emanuele Dianetti. È lui, col sostegno di sua madre Giuliana e di Michele Quagliarini, che da questo ambiente ricava vini di spiccata identità territoriale: sfrutta la grande acidità di uve pecorino preservandone i tratti agrumati in botti di acciaio; esalta il carattere fruttato del montepulciano armonizzandone l'enorme massa tannica in barrique. È così che nella cantina di Carassai si dà vita a uno stile ricercato, perfettamente agganciato allo spirito dei tempi. L'esordiente Michelangelo Bordò '14 ha profumi ben definiti di lampone e una docile trama tannica. Il Pecorino Vignagiulia '16 rimanda al limone candito e ha un sorso dinamico e salino. Il capolavoro, che ha conquistato i Tre Bicchieri, resta l'Offida Rosso Vignagiulia '14, da montepulciano in purezza, dal limpido disegno aromatico e dalla bocca pura, reattiva, perfettamente amalgamata.
Come concili il tuo lavoro in banca con la tua anima contadina?
Diciamo che a livello organizzativo ora, dopo alcuni anni, sono a regime. Non è stato facile e non è facile. Ho la fortuna di avere mia madre: è lei la vignaiola, fa questo mestiere da una vita, da quando aveva 15 anni. Io mi occupo della potatura invernale, il sabato e la domenica e i 2/3 delle ferie li passo in campagna e in cantina. Poi mi dedico all'aspetto commerciale e promozionale, con le fiere e tutto il resto.
Come sei arrivato a produrre vino praticamente da autodidatta?
Mio padre non faceva vino, mio nonno sì. Ma all'epoca era diverso: si vendeva a damigiane grandi. A un certo punto ho pensato: “ma questa bell'uva e questa bella zona devono essere valorizzate, non possono finire dentro a un contenitore grande”. E così ho cominciato a studiare, sui libri e accanto alle persone. Da autodidatta, è vero. Sono una spugna, penso che si debba imparare prendendo da soli la conoscenza di chi si ha vicino. Ho chiesto consigli e fatto le domande giuste alle persone che conosco, ho letto e fatto ricerche e tanti esperimenti. Il mondo dell'enologia mi ha appassionato.
Ma c'è stato anche il corso da sommelier
Sì, circa 15 anni fa, intorno al 2001-2002, poi ho iniziato ad approfondire l'aspetto agronomico. Conosco la mia terra profondamente: venti, piogge, esposizione. Il microclima e ogni aspetto legato all'uva. Prima ho dovuto capire come vinificare, ho fatto tanti tentativi, per esempio sul montepulciano, che ho vinificato in un sacco di modi. Poi ho definito il mio stile. Così ora c'è Vignagiulia. Ora faccio diradamento, inerbimento, microparcellizzazione. Secondo i casi.
Quest'anno?
È stata un'annata molto calda, non abbiamo defogliato come al solito per tenere coperta l'uva per ripararla dal caldo. In ogni caso la pianta ha un suo equilibrio vegeto-produttivo, anche se la pianta produce meno, si autogestisce.
Fai microvinificazioni. In che modo?
Su un mezzo ettaro vado a microvinificare in modo separato. Per esempio in tempi diversi, secondo maturazione, come ho fatto nel 2013-2014. Dal 2015 a quest'anno non ho dovuto diversificare secondo il livello di maturazione delle uve, ma l'ho comunque fatto in funzione delle esposizioni, per dirla in soldoni: sopra casa e sotto casa. Vinificare separatamente mi serve per capire quali legni utilizzare, perché non tutto il vino passa nello stesso. Le tre vasche vanno in legni diversi secondo la tipologia di vino che ho, e questo vale anche se le differenze sono minime.
Spiegaci i motivi di questa scelta
È un esercizio che mi dà statistiche e dati su cui possiamo ragionare per capire, tra due o tre anni, quali sono le evoluzioni che ha dato una particella.
La tua è una realtà piccola, anche abbastanza nuova, ma sei già al secondo Tre Bicchieri. Cosa significa per un vignaiolo come te raggiungere e confermare questo riconoscimento?
I Tre Bicchieri sono importanti, sia per il riconoscimento, che per la visibilità che danno. La riconferma, poi, aumenta la confidenza intorno a noi.
Come ci siete riusciti?
La piccola dimensione, e la possibilità di dedicare la massima attenzione al più piccolo particolare, lo consentono. Seguo tutto in prima persona in modo metodico e disciplinato, dedicando attenzione e molto, molto tempo. La mia vigna la conosco benissimo, so quel che mi può dare. La riconferma la devo, credo, al fatto che si fa davvero attenzione ai minimi dettagli, in funzione del vino che uno ha in testa. Io produco l'idea che ho del mio vino, e sono soddisfatto quando il risultato è come lo avevo pensato.
Vendi anche all'estero?
Sì, perfino in Cina... io li definisco colpi di fortuna, perché non ho ancora canali stabili. Ora ho un distributore in Italia. Una cosa importante, perché è importante l'aspetto commerciale: insomma anche se mi impegno a fare il vino al meglio, se non c'è un distributore capace di posizionarlo bene, è tutte inutile. Date le nostre dimensioni, poi, non possiamo stare dappertutto, ma dobbiamo essere presenti in un certo tipo di locali e su una certa fascia di prezzo. Il vino deve essere valorizzato.
È difficile comunicare al di fuori dei confini nazionali il territorio piceno?
Il Piceno è un territorio molto ricco, spiegarlo all'estero non è facile. Ma i nostri clienti sono soprattutto persone che sono già venute nel Piceno, magari in vacanza, e hanno visto la ricchezza del territorio, le colline, i microclimi, le differenti esposizioni e suoli. Nel Piceno c'è davvero una grande biodiversità, è un territorio con tante sfaccettature, che cambia radicalmente anche nell'arco di 5 chilometri. Chi ci è venuto lo sa. Per questo sono avvantaggiato.
E in italia?
Forse è quasi più difficile, perché l'Italia è tutta meravigliosa. Il Piceno è solo una delle molte zone belle, e lo stanno scoprendo ora.
Ci sono nuovi progetti in vista?
Sì, ma sono in funzione della capacità di strutturarci come azienda, tutto passa per investimenti importanti da valutare. Abbiamo 5 ettari, ma per ora ne vinifichiamo solo 2.
Dianetti vini | Carassai (AP) | C.da Vallerosa, 25 | tel. 338 3928439 | http://www.dianettivini.it/
a cura di Antonella De Santis e William Pregentelli