Per molti ancora sconosciuto, il Fiorano Rosso è un vino da primato, un grande rosso da invecchiamento protagonista di aste clamorose in estremo oriente e cercato dagli appassionati come un tesoro segreto. Un vino storico tornato in produzione solo pochi anni fa. Lo si produce a pochi chilometri da Roma.
Sono molti a ignorare che a pochissimi chilometri da Roma, nella zona di Ciampino, si produca un grandissimo vino. Di più: un vino che ha fatto la storia della vitivinicoltura italiana. È il Fiorano Rosso, l'etichetta di punta della Tenuta di Fiorano che la famiglia Boncompagni Ludovisi produce dagli anni '50. Tra le prime e più importanti espressioni di taglio bordolese in Italia. Pochi anni dopo, il marchese Mario Incisa della Rocchetta lavorava al Sassicaia, il suo bordolese.
Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi
La storia del Fiorani, però, si è interrotta per diversi anni, fino a rinascere qualche stagione fa. Quando il Principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi, ereditato da Alberico i diritti di reimpianto, decide di far tornare in vita quel grande vino, le cui vecchie annate ancora girano tra gli appassionati, ammantate da un alone di mistero che ne alimenta il fascino. Ma soprattutto ancora in ottima salute, nonostante il passare dei decenni. Tanto da lasciare senza parole anche il degustatore più smaliziato.
La Tenuta, appena 6 ettari vitati in un piccolo paradiso a pochi passi da Roma, conserva le stesse uve a bacca rossa, cabernet sauvignon e merlot, mentre per quelle a bacca bianca grechetto e viognier hanno preso il posto di malvasia e semillon.
Il Fiorano Rosso ’12, sempre intenso e gustoso conquista i Tre Bicchieri. Un vino che esprime sentori di piccoli frutti neri, uniti alla macchia mediterranea, danno freschezza a un palato che resta scattante, grazie all’importante struttura acida che sorregge con eleganza tutto l’impianto.
Il “vecchio” Fiorano e il “nuovo” Fiorano: quali gli elementi di continuità, e quali le differenze?
Nel momento in cui ho preso le redini della Tenuta di Fiorano, è stato proprio mio cugino il Principe Alberico a fornirmi tutte le indicazioni precise su cosa fare, dove e come farlo, fin nei minimi dettagli: quali vitigni utilizzare, come impostare il vigneto, quali operazioni fare, tutto seguito ancora dalle sue stesse maestranze e negli stessi luoghi, inclusa la grotta di tufo dove già dagli anni quaranta i nostri vini invecchiano in botte e successivamente in bottiglia.
Quindi anche la cantina è la stessa?
Sì, è proprio qui, nella Storica Cantina, che le fasi della raccolta e della vinificazione seguono quel protocollo che mio cugino mi ha trasmesso. È stata una grande emozione fargli assaggiare le mie prime annate di Fiorano e ottenere da lui i complimenti e l’incoraggiamento a proseguire. Bisogna inoltre tenere presente che la Tenuta di Fiorano da sempre è a conduzione che oggi si chiama biologica, che all’epoca, per Alberico, voleva dire semplicemente il rispetto totale della natura.
Questi gli elementi in comune. Per quanto riguarda le differenze, invece, quali sono?
Quelle che ci possono essere in un passaggio generazionale, nelle variazioni climatiche degli ultimi anni, in qualche nozione agronomica in più che applico nel rispetto del desiderio di Alberico di preservare l’unicità di questi vini. Da qualche anno, oltretutto, mi avvalgo della consulenza di un bravissimo enologo, Lorenzo Costantini, che ha una competenza profonda del nostro territorio. Questo ha fatto sì che i vini abbiano conservato un senso di continuità riconosciuto da tutti coloro che hanno potuto provare il Fiorano degli anni passati.
Per molti anni il Fiorano Rosso non è stato in produzione: cosa è accaduto in quegli anni?
Mio cugino Alberico, dopo aver espiantato i vigneti, si allontanò per qualche anno dalla Tenuta, anche se continuò a seguirla ogni giorno da Roma, trasferendo la gestione diretta a mio padre Paolo e a me, le due persone a lui più vicine. Quel periodo fu per me meraviglioso, mi avvicinai alla Tenuta con un interesse sempre crescente per l’agricoltura, tanto che Alberico, consapevole di questa mia passione, fu molto felice di trasferirmi i suoi diritti di reimpianto dei vigneti, che curo dagli anni novanta.
I vini della Tenuta di Fiorano pagano un preconcetto verso la vitivinicoltura laziale?
In effetti, a causa di questo preconcetto i produttori laziali pagano un grosso scotto. Conosco tanti produttori di vini del Lazio che stanno facendo un ottimo lavoro, sono certo che con il tempo sapremo tutti insieme valorizzare ancora di più un territorio vocato da sempre alla coltura della vite. I vini della Tenuta di Fiorano, come altri della vitivinicoltura laziale di qualità, hanno avuto e hanno i loro estimatori, a prescindere da mode, preconcetti e da riserve mentali.
Quali sono le prospettive di una cantina a un passo da Roma? E la vicinanza è un vantaggio o meno?
La Tenuta continuerà a produrre il vino nello stesso modo, cercando di dare sempre il massimo della qualità e del prestigio che terre straordinarie come le nostre meritano. La Tenuta di Fiorano è ancora nel comune di Roma, a pochi chilometri dal centro della città, all’interno del parco Archeologico dell’Appia Antica e questo fa sì che numerosi turisti e appassionati di vino possano approfittare dell’occasione per visitare una cantina storica alle porte di Roma.
Il Fiorano Rosso è uno di quei vini mitici, che hanno fatto la storia dell'enologia italiana. Come mai, secondo lei, è più facile trovarlo nei ristoranti di alcune metropoli asiatiche che in Italia?
È assolutamente vero che il Fiorano si trova ormai da molti anni in Asia così come in tanti altri Paesi del mondo. Ma anche in Italia è molto diffuso. La nostra distribuzione è molto attenta in quanto produciamo un numero di bottiglie limitato, che per il Fiorano Rosso sono circa 9/10mila. Ma nonostante la produzione volutamente limitata, cerchiamo di accontentare quanti più operatori possibili. Sin dai primi anni duemila, da quando il mio Fiorano è sul mercato nazionale e internazionale ho seguito l’insegnamento di Alberico: amore per questa terra e produzione limitata del Fiorano.
Il punto sulla vendemmia 2017. Come è andata?
Conosciamo tutti l’andamento climatico di questa vendemmia e anche la Tenuta di Fiorano ha sentito il grande caldo e una certa siccità. Questo ha ridotto la produzione, ma siamo speranzosi sulla qualità dei vini. Ora tutto il raccolto è in cantina e le vinificazioni si stanno svolgendo in modo che ci fa pensare in una qualità comunque alta. Aspettiamo ancora per poterne parlare con maggiori elementi di analisi.
Tenuta di Fiorano | Roma | Via di Fioranello, 19-31 | tel. 06.79340093 | http://tenutadifiorano.it/
a cura di Antonella De Santis e Lorenzo Ruggeri
La storia del Fiorani, però, si è interrotta per diversi anni, fino a rinascere qualche stagione fa. Quando il Principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi, ereditato da Alberico i diritti di reimpianto, decide di far tornare in vita quel grande vino, le cui vecchie annate ancora girano tra gli appassionati, ammantate da un alone di mistero che ne alimenta il fascino. Ma soprattutto ancora in ottima salute, nonostante il passare dei decenni. Tanto da lasciare senza parole anche il degustatore più smaliziato.
La Tenuta, appena 6 ettari vitati in un piccolo paradiso a pochi passi da Roma, conserva le stesse uve a bacca rossa, cabernet sauvignon e merlot, mentre per quelle a bacca bianca grechetto e viognier hanno preso il posto di malvasia e semillon.
Il Fiorano Rosso ’12, sempre intenso e gustoso conquista i Tre Bicchieri. Un vino che esprime sentori di piccoli frutti neri, uniti alla macchia mediterranea, danno freschezza a un palato che resta scattante, grazie all’importante struttura acida che sorregge con eleganza tutto l’impianto.