Aumentano i consumi di pasta di grano duro e, di pari passo, cresce il numero di iniziative dedicate che si impegnano a promuovere questa specialità italiana. I dati Aidepi e il nuovo progetto di Di Martino.
We Love Pasta
3.2 milioni di tonnellate. È la quantità di pasta che l'Italia, leader mondiale del settore, riesce a produrre in un anno. Per valorizzare quel rapporto ancestrale che lega gli italiani a questo prodotto, Aidepi (Associazione delle industrie del Dolce e della Pasta Italiana) ha lanciato da 2 anni la campagna We Love Pasta, un'iniziativa di promozione e tutela di questa specialità italiana che, attraverso incontri, degustazioni, cene, visite aziendali e tour in giro per lo Stivale, si impegna a diffondere la cultura della pasta di qualità, prodotto tanto amato quanto spesso sottovalutato, perché dato per scontato. Quest'anno, in occasione dei 50 anni dalla cosiddetta “legge di purezza sulla pasta” (L. 580/67), normativa che stabilisce ferrei parametri e standard qualitativi del prodotto, Aidepi ha deciso di lanciare una campagna di comunicazione focalizzata sul ruolo del pastaio. “Alcuni vogliono far credere che per fare una pasta buona servano solo materie prime eccellenti, ma c'è molto altro”, ha spiegato Mario Piccialuti, direttore di Aidepi, che aggiunge: “È importante che gli italiani riscoprano la passione, la storia e la ricerca, i test sensoriali e il laboratorio, insomma tutto l'impegno dei produttori dietro un'ottima forchettata di pasta”.
Consumi: dati e preferenze
Ma quanta pasta mangiano gli italiani? Solo nel 2016, nel Mezzogiorno sono state vendute oltre 378mila tonnellate di pasta, il 36% del totale, il doppio rispetto al Nord Est e un terzo in più rispetto al Nord Ovest e al Centro Italia. Per un consumo pro-capite totale di circa 25-26 chilogrammi di pasta l'anno. Apprezzata in tutte le regioni, la pasta di grano duro è un'invenzione urbana e meridionale, e storicamente legata ai piatti della tradizione del Sud Italia. E per questo, ancora oggi, è il territorio che si estende da Roma in giù a consumarne maggiori quantità e con frequenze più ravvicinate. Il 48%degli abitanti del Sud Italia ha infatti scelto la pasta come alimento preferito, per ragioni di gusto e salute. In termini di vendite, si parla di 4 pacchi di pasta secca su 10 totali venduti fra Lazio e Sardegna. Cresce, poi, l'interesse per la pasta integrale: il 47% dei soggetti intervistati dichiara di acquistarla abitualmente, un numero considerevole rispetto al 14% di tre anni fa. Ma ad apprezzare la pasta sono soprattutto i millennials, le nuove generazioni che dichiarano di consumarla quotidianamente, un po' per la sua praticità e facilità di preparazione, ma soprattutto per il gusto.
A ogni formato il suo sugo
Tante le tipologie di grani, tecniche di preparazione e formati che la pasta può assumere, e ogni italiano ha i suoi preferiti. Distinzione fondamentale è quella fra pasta liscia, diffusa da Roma (esclusa) in giù, e rigata, nata proprio grazie ai buongustai della Capitale. 300 e oltre formati fra cui scegliere, ognuno in grado di accogliere condimenti diversi, da quelli più succulenti ai sughi più leggeri, e a confermarlo è il guru della pasta di grano duro, Giuseppe Di Martino, da tempo impegnato a far conoscere al pubblico la bellezza degli abbinamenti fra formato e condimento, non sempre così scontati. “Basta pensare al sugo alle vongole”, spiega il produttore, “impensabile senza uno spaghetto o una linguina. Sono formati perfetti per abbracciare il condimento e legarlo alla pasta grazie alla leggera perdita di amido dalle sue 'alette'”. Allo stesso modo, per un ragù sostanzioso, l'ideale è una pasta più corta e tenace, come gli ziti spezzati o le fettuccine, perfette per “spessore e porosità”.
a cura di Michela Becchi