La manifestazione ha posto le basi per un nuovo corso all'insegna del riconoscimento Unesco alla vite ad alberello, del neonato Parco nazionale e della ritrovata unità nel Consorzio di tutela. L'obiettivo è una giusta remunerazione per il lavoro degli eroici vignaioli panteschi
La viticoltura eroica e la prospettiva turistica
"È stato versato più sudore per dissodare i declivi dove si trovano i filari delle viti che a tirar su le piramidi... Il muretto di pietre è segno di ostinatezza, la foglia della vite di pudore, il grappolo di benessere " scrive Predrag Matvejević nel suo libro Breviario Mediterraneo. Pantelleria, con i suoi 5.000 km di muretti a secco è il massimo esempio della viticoltura eroica delle piccole isole italiane. Una storia millenaria di sudore e di fatica che ha indelebilmente forgiato il paesaggio.
Qui i contadini per sopravvivere hanno inventato delle raffinatissime tecniche agronomiche (vite ad alberello, olivo sviluppato in orizzontale, domesticazione del cappero selvatico) ed architettoniche (dammusi, giardini panteschi, muretti a secco) che non hanno eguali nel Mediterraneo. Oggi però è un equilibrio difficile da mantenere: il grappolo non è più simbolo di benessere come in passato, mentre l'abbandono delle terre e dei vigneti è costante. Per questo la quarta edizione di Passitaly (7-10 settembre scorso) sarà ricordata per aver segnato l'inizio di una nuova fase della vicenda pantesca. Infatti messi da parte i tanti motivi di divisione esistenti, è prevalsa l'idea di assicurare un futuro a Pantelleria, al suo territorio, alla sua vitivinicoltura mettendo "in linea un sistema che vede nel riconoscimento Unesco, nell'Istituzione del Parco nazionale e nel Consorzio di tutela della Doc di Pantelleria - nuovi strumenti operativi e nuove opportunità”ha spiegato Salvatore Gabriele, sindaco dell'isola. “È una risposta di civiltà che propone una visione integrata del sistema produttivo agricolo con quello del turismo. La sfida è quella di offrire alle nuove generazioni una prospettiva in una agricoltura di pregio da vivere con entusiasmo e redditività”.
2017, un'altra vendemmia difficile
Dopo aver vissuto nel 2016 una vendemmia difficile l'annata 2017 non si presenta in modo migliore. Secondo le stime, a causa delle avversità meteo-climatiche che si sono susseguite, il raccolto non sarà superiore a 15.000 quintali, in calo rispetto all'anno precedente (circa 17.000 q.li) contro i 25-30.000 quintali dell'ultimo decennio. Da un punto di vista della qualità secondo AntonioD'Aietti, storico enologo pantesco dell'azienda Vinisola “Le poche uve raccolte saranno ottime per il Passito, mentre lo saranno meno per i vini tranquilli”. LorenzoLandi,enologo dell'azienda Coste Ghirlanda, commenta così “In un luogo così estremo come Pantelleria quando c'è una vendemmia così, anche i risultati sono estremi. Lo zibibbo è un'uva in grado di sopportare molto ma anche i nostri migliori vigneti come Coste hanno sofferto. Buone le uve ma la quantità è proprio scarsa”.
Il Consorzio volontario per la tutela e la valorizzazione dei vini Doc di Pantelleria
Con la richiesta di Donnafugata, la più grande azienda vitivinicola di Pantelleria con 68 ettari di vigneto di proprietà, di entrare a far parte del Consorzio, quest'ultimo diventa lo snodo centrale nell'ambito del progetto di rinascita della vitivinicoltura dell'isola. “Abbiamo deciso di mettere da parte gli elementi di divisione per rafforzare ancora di più i tanti motivi di unione” ci ha dichiarato Josè Rallo che insieme al fratello Antonio, gestisce l'azienda. L'adesione arriva dopo anni di “freddo” e apre una nuova fase per la valorizzazione del Passito di Pantelleria. Attualmente al Consorzio, presieduto da Benedetto Renda, amministratore delegato della Carlo Pellegrino, leader di mercato nella produzione (65%) dei vini di Pantelleria, sono associate le Aziende Vinicole Miceli, Gaetano e Fabrizio Basile, l'azienda Serraglia, Salvatore Murana, Vinisola, Donnafugata e oltre 320 viticoltori. È possibile che sulla scia di Donnafugata, secondo le voci che abbiamo raccolto, altre aziende – sono in attività una ventina di cantine - seguano l'esempio. Comunque già sin d'ora gli associati al Consorzio rappresentano oltre il 70% della superficie vitata e l'80% dell'imbottigliato, condizioni di rappresentatività più che soddisfatte (min 40% dei viticoltori e almeno il 66% della produzione certificata) per richiedere di esercitare la vigilanza “erga omnes” su tutti gli utilizzatori della Doc. “Il Consorzio avrà sempre più un ruolo importante come cinghia di trasmissione tra i produttori, la comunità e il Parco azionale”afferma il presidente Benedetto Renda “Questa aggregazione ci può consentire di dare maggiore forza e credibilità alle azioni da intraprendere. Negli ultimi anni abbiamo visto sempre di più crescere l’interesse per Pantelleria soprattutto da parte di quei paesi dove è apprezzato il Passito. Nell’immediato punteremo sul connubio Pantelleria/Passito per far conoscere sempre di più l’isola anche in quei paesi dove ancora il suo valore è ancora sconosciuto”.
Una strategia di lungo termine condivisa
Per combattere l'abbandono della vitivicoltura e facilitare il turnover generazionale, bisogna arrivare a remunerare sempre più le uve e in generale il lavoro degli eroici vignaioli di Pantelleria. Per farlo è necessario incrementare la domanda attraverso l'incoming turistico, l'unico in grado di generare nuovo reddito per la filiera vitivinicola. “Una campagna di promozione (Pantelleria/Passito) che mette insieme tutte le energie dei produttori”ha aggiunto AntonioRallo, nella veste di presidente della Doc Sicilia “ci potrà consentire di valorizzare le nostre produzioni contribuendo così a preservare dall’incuria e dall’abbandono questo territorio con i suoi muretti a secco e i suoi terrazzamenti”.
Il riconoscimento Unesco e il Parco nazionale
La pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria è stata iscritta il 26 novembre 2014 nella Lista rappresentativa della convenzione per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco, dopo un iter durato 4 anni. È la prima tradizione rurale al mondo a essere riconosciuta quale Patrimonio dell’Umanità. “Il riconoscimento Unesco”ha spiegato Luca Bianchi, Capo dipartimento del Ministero delle Politiche Agricole “valorizza questo grande lavoro fatto nel tempo dal contadino pantesco. È un patrimonio da mettere in campo per agevolare la nascita di nuove attività commerciali di natura agroalimentare che possano dare sviluppo, crescita e reddito a questa terra”. A questo proposito, il prof. Pier Luigi Petrillo, responsabile dell'Ufficio Unesco del Ministero delle Politiche Agricole e membro del Comitato di gestione del riconoscimento Unesco, ha comunicato che tra le linee guida in corso di approvazione “Si è deciso in primo luogo di permettere ai viticoltori panteschi di inserire nella retro etichetta dei loro vini, la dicitura Prodotto secondo una pratica agricola dichiarata Patrimonio dell’Umanità. In questo modo si dà la possibilità di comunicare l’identità dell’isola dando un informazione aggiuntiva sull’unicità e l’eccellenza di quel prodotto”.
Una pratica agricola identitaria
La vite ad alberello collocata in una conca è la tipologia tradizionale di allevamento che le famiglie pantesche si tramandano da generazioni. Il riconoscimento Unesco inoltre è stato importante per arrivare, nel luglio 2016, all’istituzione del Parco nazionale di Pantelleria, prima area naturale protetta nazionale in Sicilia e ultimo (24°) parco nazionale italiano. Durante la manifestazione sono state inaugurate “le piazze Unesco” con l'apposizione di targhe celebrative nelle contrade di Mueggen, Serraglia, Bugeber, Bukkuram e Tracino in piazza Perugia, da cui partiranno gli itinerari del Parco nazionale di Pantelleria. “Pantelleria è uno dei territori su cui l’Italia deve investire”ha evidenziato Sandro Casano, presidente del consiglio comunale “in termini di innovazione, idee e risorse. Pantelleria e le isole minori rappresentano un patrimonio di inestimabile ricchezza dove l’uomo ha stabilito un equilibrio con la natura, diventandone parte integrante. Se però viene meno la figura del contadino, rischiamo di spezzare questo equilibrio. E noi non possiamo permetterlo”.
Un messaggio di unità
Sarà un lavoro lungo, non privo di contraddizioni, ma da Passitaly 2017 è partito un messaggio di condivisione e di unità di intenti, tra il mondo delle imprese, gli enti pubblici, il parco che fa ben sperare per il futuro. Passitaly 2017 è stata promossa dal Comune di Pantelleria con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole e il Consorzio volontario per la tutela e la valorizzazione dei vini Doc dell’isola di Pantelleria, con la partecipazione delle aziende Carlo Pellegrino, Donnafugata, Vinisola e Salvatore Murana.
a cura di Andrea Gabbrielli