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Nuovi Tre Bicchieri 2018. Parla la cantina Kettmeir

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Fare vini spumanti in una provincia che ha una forte tradizione di vini fermi. È una sfida che la cantina Kettmeir ha accettato oltre 50 anni fa che oggi porta i suoi frutti.

È una delle più importanti realtà vitivinicole altoatesine, fondata quasi 100 anni fa da Giuseppe Kettmeir. Dal 1919 a oggi la cantina di Caldaro ha raggiunto diversi traguardi e raccolto non poche sfide, come la prova sui mercati esteri che tra i primi si è trovata ad affrontare. O la scelta di approfondire la conoscenza di tecniche produttive o di puntare sull'imbottigliato rispetto al vino sfuso. In quest'ottica sono da leggere anche l'alleanza con un grande marchio come Santa Margherita, a garantire la propria idea di impresa e di cantina. Senza contare la decisione di puntare – oltre mezzo secolo fa – sui vini spumanti. E di fare tutto questo mantenendo uno stretto legame con il proprio territorio.

La cantina, dal 1934 è a Caldaro, proprio tra quei vigneti che assicurano la continuità della sua produzione. Una grande struttura a un passo dal Lago di Caldaro, perfettamente inserita nel panorama atesino che negli ultimi anni ha alzato, ancora di più, l'asticella, grazie a un lavoro meticoloso e interrotto che gli frutta, nella guida Vini d'Italia 2018, i Tre Bicchieri per la prima Riserva di casa, l'Extra Brut 1919. Merito anche di JosephRomen, direttore ed enologo che conduce un ensemble in cui ogni protagonista svolge alla perfezione il suo compito, conferendo in cantina il suo raccolto che Joseph destinerà al vino più indicato.

 

In un territorio famoso per la produzione di vini fermi, come mai Kettmeir ha deciso di puntare sugli spumanti e sul Metodo Classico?

La spumantistica da noi non è nata ieri, ma è una storia che ha più di 50 anni. Prima facevamo solo Metodo Charmat, dal 1992 invece siamo passati al Metodo Classico. È una passione radicata nel nostro Dna, quella per i vini spumanti. Per noi la bollicina è espressione di energia e giovinezza che sposa benissimo il territorio dell'Alto Adige.

 

Quindi l'Alto Adige è una zona a vocazione spumantistica e non lo sa?

Siamo convinti che abbiamo le premesse climatiche e di territorio per delle buone bollicine. Qui in Alto Adige i vini fermi vengono bene e si vendono altrettanto bene, quindi non c'è una grande necessità di affrontare un'ulteriore lavorazione per dare un valore aggiunto ai prodotti. Per questo credo la nostra sia una regione in cui si producono più vini fermi.

 

Quindi vi prendete un rischio maggiore diciamo.

Diciamo che noi, come del resto altre aziende, abbiamo una grande passione e vogliamo esplorare il potenziale dei nostri vini anche sulle bollicine.

 

Quanto è difficile realizzare un Metodo Classico di altissima qualità?

Ci sono le potenzialità climatiche e di territorio, e questa è una premessa fondamentale. Abbiamo uva di ottima qualità, e abbiamo buona volontà, aumentiamo costantemente l'impegno in cantina. Il nostro territorio ci consente di fare un lavoro del genere. Certo, l'attenzione deve essere sempre alta, ma ormai questa è una cosa già acquisita. Ma tutto questo non basta per assicurare un buon prodotto.

 

Perché?

La seconda fermentazione mette in gioco tantissime variabili. E le possibilità che qualcosa non vada per il verso giusto aumentano. 25 anni di esperienza sul Metodo Classico ci consentono di escludere o limitare alcune incognite, ma un imprevisto ci può sempre stare. In questo prodotto ci sono più elementi che alla fine possono incidere sulla qualità. Non è sicuro che da un'uva perfetta e l'attenzione massima in cantina derivi un vino perfetto: la natura è ancora più forte di noi.

 

Cosa c'è nel futuro dell'azienda? A quali sfide è chiamata?

Il trend elle bollicine è molto positivo e in crescita, trainato dal fenomeno Prosecco, anche se si tratta di due prodotti diversi, l'attenzione del consumatore è spostata sempre più sul vino spumante.

 

Insomma, siete ottimisti!?

Sì. E la proprietà crede moto in questo tipo di prodotto, vogliamo crescere non solo come volumi ma anche come qualità, vogliamo consolidare quel che abbiamo e diventare un riferimento per questo tipo di prodotto sul nostro territorio. Dal canto nostro, lo scorso anno abbiamo fatto un investimento importante per ampliare i nostri spazi e garantire, così, le condizioni ideali per l'affinamento, abbiamo migliorato il condizionamento sempre per escludere al massimo i rischi che la lavorazione del Metodo Classico comporta, e lo abbiamo fatto puntando su una tecnologia sostenibile che garantisca il risparmio energetico; è una cosa importante perché è assolutamente necessario contenere i cambiamenti climatici. È una cosa che riguarda tutti. 

 

 

Quali sono i mercati di riferimento di Kettmeir?

Le vendite del Metodo Classico sono quasi solo sul mercato nazionale: finora i volumi sono troppo bassi per affrontare il mercato estero. E anche in Italia la vendita si concentra sull'Alto Adige e il nord Italia.

 

E in futuro?

In futuro però abbiamo intenzione di posizionarci anche all'estero.

 

Kettmeir | Caldaro (BZ)| via Cantine, 4 | tel. 0471 963135 | http://www.kettmeir.com/it/

 

a cura di Antonella De Santis e William Pregentelli


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