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Appunti di degustazione: 10 assaggi da Radici del Sud 2017

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Due giorni alla scoperta dei vini del Sud Italia, con un occhio di riguardo a quelli prodotti da vitigni autoctoni. Una degustazione che racconta del nuovo corso della vitivinicoltura del meridione: tesa alla ricerca di eleganza, finezza e capacità di raccontare il territorio.

Dal 4 al 5 giugno lo splendido Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari ha ospitato la XII edizione di Radici del Sud, il Salone dedicato ai vitigni autoctoni e all'olio del Mezzogiorno d'Italia. Nelle suggestive sale dell’antica fortezza, sono stati presentati in degustazione oltre 300 vini provenienti da Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia Un’occasione per fare il punto sul livello qualitativo della produzione vinicola del Sud Italia, con un occhio di riguardo ai vitigni autoctoni.

I banchi d’assaggio

La degustazione si è rivelata molto interessante, anche in virtù del numero e della qualità delle aziende partecipanti. Il livello medio dei vini è in costante crescita e i vitigni autoctoni sono finalmente valorizzati come vera ricchezza espressiva del territorio. Una risorsa che deve diventare la cifra distintiva di ogni regione, per instaurare un legame sempre più profondo con la propria storia e le più antiche tradizioni. Per fortuna sono ormai un ricordo lontano i tempi in cui il Sud Italia era considerato un grande serbatoio di vini da taglio per il Nord Italia e l’Europa.

Negli ultimi decenni il panorama della viticoltura si è modificato profondamente, le aziende sono sempre più attente alla qualità e si sono ormai incamminate verso un percorso d’eccellenza. Anche il profilo dei vini sta cambiando, con una maggior ricerca e attenzione verso etichette che sappiano esprimere le migliori caratteristiche del territorio, nel segno dell’eleganza e della finezza. Le degustazioni hanno confermato questa linea di tendenza e solo negli assaggi di Primitivo di Manduria sono emersi vini ancora impostati sulla ricerca di concentrazione, di note di surmaturazione ed eccessiva morbidezza, anche dovuta a residui zuccherini importanti. Tutte caratteristiche che rendono purtroppo i vini pesanti, opulenti e poco bevibili.

Le due giurie di Radici del Sud, una composta da giornalisti e l’altra da buyer, hanno scelto i 70 vini che parteciperanno a una successiva selezione. Alla seconda fase sarà presente una giuria tecnica di esperti e giornalisti, che dovranno eleggere il miglior vino bianco, rosé e rosso. L’atto finale della Dodicesima Edizione di Radici del Sud si terrà il 27 novembre sempre al Castello di Sannicandro di Bari, con la premiazione ufficiale nel corso dell’evento Radici Wines Experience.

 

I 10 migliori assaggi

 

1. Spumante Metodo Classico Riserva Nobile 2013 - D’Araprì

Prodotto con bombino bianco in purezza, è uno dei migliori Metodo Classico da uve autoctone. Dopo una maturazione in legno, il vino si affina sui lieviti per circa 40 mesi prima del dégorgement. La Riserva Nobile è uno spumante complesso, con note di frutta matura, sentori tropicali, di pan brioche e pasticceria. Il sorso è di bella persistenza e viva freschezza.

 

2. Fiano di Avellino DOCG 2016 Vigna Arianiello - Feudo Apiano

Il Fiano Vigna Arianiello nasce da un cru aziendale, caratterizzato da terreni costituiti da lapilli d’origine vulcanica. È un vino di una freschezza nitida e tagliente. Il sorso è nervoso e attraversa il palato con aromi di frutta fresca e viva acidità, che si distendono in una profondità gustativa dal finale piacevolmente sapido.

 

3. Campi Flegrei Falanghina DOC 2016 La Cruna del Lago - La Sibilla

Da vigneti coltivati tra Baia e Bacoli, nel cuore della zona vulcanica dei Campi Flerei, nasce una Falanghina dal profilo intenso, con aromi di zagara, frutta matura e sentori vagamente sulfurei. Bocca piacevolmente ricca, sostenuta da una decisa freschezza agrumata e minerale.

 

4. Paestum Fiano IGT 2012 Perella - DeConciliis

È dedicato all’indimenticabile Ella Fitzgerald, questo grande bianco del Cilento. Matura per 24 mesi in vecchi tonneax e in barriques di secondo o terzo passaggio, per poi completare l’affinamento con 12 mesi in acciaio. Il risultato finale è un bianco che unisce raffinata eleganza con complessità e profondità espressiva. La freschezza è vivacissima e il finale sapido.

 

6. Sicilia Grillo DOC 2016 Laluci - Baglio del Cristo di Campobello

Nasce nelle terre bianche di gesso e calcare dell’entroterra della costa di Licata questo Grillo in purezza, che conquista per la freschezza dei profumi floreali e le note di cedro e pompelmo. Il sorso è vibrante con aromi d’agrumi e cenni di frutta esotica, percorsi da grande freschezza.

 

7. Puglia Fiano Minutolo IGT 2016 Tufuiano - Colli della Murgia

La Cantina Colli della Murgia ha avuto il merito di credere nelle potenzialità del vitigno autoctono fiano minutolo fin dalla fine degli anni ’90. Oggi ne produce un’interessante versione da vigne coltivate in regine d’agricoltura biologica. Al naso si apre su note aromatiche, che ritroviamo nel sorso succoso e ricco di aromi di frutta matura e frutta tropicale.

 

8. Puglia Nero di Troia IGT 2015 - Cantine Spelonga

Una bella interpretazione del nero di Troia nel segno di una fragrante eleganza, che rispetta le caratteristiche tipiche del vitigno. Affinato solo in acciaio, il vino regala intense note fruttate e balsamiche, con ricordi di macchia mediterranea. Al palato denota una buona complessità aromatica, ma soprattutto freschezza e scorrevolezza di beva.

 

9. Campi Flegrei Pér ‘e Palumm DOC - Agnanum

Il Piedirosso di Raffaele Moccia è prodotto in un migliaio di bottiglie con uve provenienti da vecchie vigne centenarie coltivate a piede franco sui terreni d’origine vulcanica dei Campi Flegrei. Le basse rese regalano uve di grande concentrazione aromatica, che esprimono un vino ricco di personalità. L’affinamento in solo acciaio conserva le note fresche del piedirosso e i suoi tratti di piacevole e immediata bevibilità.

 

10. Gioia del Colle Primitivo DOC 2012 - Tenuta Viglione

Nella zona di Gioia del Colle, grazie alle buone altitudini, alla presenza di sensibili escursioni termiche e ai terreni di matrice calcarea, il primitivo si esprime con particolare finezza ed eleganza. Ne è prova il Primitivo biologico della Tenuta Viglione, caratterizzato da un bouquet fresco e balsamico con note di frutta e spezie. Al palato è complesso, armonioso e persistente, senza mai perdere la piacevole freschezza gustativa.

 

a cura di Alessio Turazza

 


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