Un anno ricco di novità e di ristorazione diffusa in ogni angolo cittadino: nuovi format, grandi cordate non solo italiane, proposte inedite. A Milano la ristorazione viaggia sempre più su binari diversi, ma sempre con ritmi molto sostenuti. Non solo ristoranti, ma anche bistrot, trattorie, take away, mercati gastronomici, locali tematici, proposte esotiche. E gli immancabili cocktail bar.
Sono diversi gli elementi imprescindibili per definire lo stato della ristorazione di Milano: a due anni dall'Expo, continua infatti l’onda lunga fatta di nuove aperture e di un panorama effervescente di cui la città beneficia tuttora. Noi ne abbiamo tracciato un profilo, nella guida Milano 2018 del Gambero Rosso che esce oggi. Ma cosa troveremo? Ecco qualche anticipazione.
Una piccola-grande metropoli matura, vivace, consapevole. Sempre più vicina all'Europa e (forse) sempre più lontana dalle paludi burocratiche di un buon resto dello Stivale. Stimolante ed eclettica così come la immortala la Milano 2018, che apre l'annata delle guide con circa 1450 indirizzi, poco meno di 200 novità, una grafica rinfrescata, premi nuovi e qualche chiave di lettura in più. E una selezione all'entrata che giocoforza si fa di edizione in edizione maggiormente rigorosa, per offrire un vademecum completo sì, ma affidabile, concreto e per tutti.
Dalla scena d'autore
Il fine dining non manca, e l'asticella si alza sempre di più per quella fetta di pubblico che ama i ristoranti gourmet e un lusso ogni tanto se lo concedono a cuor leggero. Basta citare due dei tre nuovi Tre Forchette, Enrico Bartolini al Mudec Restaurant, un'esperienza sofisticata nel design district per eccellenza (Tortona), e D'O (Cornaredo), la rinnovata sede a firma Davide Oldani (chef-patron e poi imprenditore, designer nonché “inventore” della cucina pop), dove si spendono poco più di 40 euro (e mesi di attesa) per una cena tra le migliori dello Stivale. Mentre al Miramonti l'Altro (a Concesio, nel Bresciano), che completa il terzetto di new entry nel Gotha, una “vecchia volpe” come Philippe Levéillé porta avanti un'attività storica spalleggiato da una brigata dove l'età media non supera i trent'anni. Una conferma anche di come l'onda lunga dell'alta ristorazione da Milano si espanda ben oltre i confini del capoluogo lombardo.
Tra tradizione ed esotismi
Freschezza e verve anche nella cucina di tradizione, nelle osterie (e nelle botteghe) da vecchia Milano che viaggiano da decenni sulle staffette generazionali come in quelle dove il ricettario classico si rilegge con ironia e disincanto, senza mai contraddire i diktat delle nonne (vedi Trippa, il nuovo arrivato nella squadra dei Tre Gamberi e prototipo di come si fa una trattoria moderna senza finzioni e compromessi oggi in città).
E c'è spazio, tanto, per le tavole degli altri, a confermare un primato che vede la Madonnina molto più vicina agli esempi nordeuropei che a quelli italiani, in termini di qualità del cibo ma soprattutto di spessore e autenticità dell'esperienza esotica: se già il Perù contemporaneo di Jaime Pesaque (vedi il “caso”Pacifico, da poco sbarcato anche nella Capitale) era assodato, quest'anno sono spuntati fuori - esordienti entrambi - il filippino Yum, e il nepalese Achar. Mentre Casaramen, idea dell'italianissimo Luca Catalfamo folgorato sulla via del ramen a New York, ha guadagnato il terzo mappamondo (affiancando i due veterani Iyo e Wicky's Wicuisine Seafood) con la migliore e più sincera interpretazione di una tendenza in crescita inarrestabile.
Dove osano gli chef
E poi a Milano viene voglia di rischiare: da Carlo Cracco all'alba di un trasloco (in galleria) che si preannuncia il casus della prossima stagione a Vittorio Fusari, che dalla Franciacorta (Dispensa Pani e Vini di Adro) da più di un anno ha scelto la felice coabitazione con Maida Mercuri patronne del Pont de Ferr, fino a Giancarlo Morelli (resident al Pomiroeu di Seregno), che dopo la Trattoria Trombetta ha raddoppiato nel primo bleisure (business+leisure, ossia per affari e per piacere) hotel d'Italia con un restaurant suo omonimo, un bistrot easy (il bulk) e un cocktail bar, guadagnandosi senza colpo ferire il premio di Novità dell'anno. E mentre si attende di vedere confermate le voci di approdi di rango (Ducasse e Ramsay hanno dato cenni di interesse) e di assistere allo sbarco di megagruppi sinora lontani dalla Penisola (Starbucks è attesissimo, nonostante le polemiche che ha suscitato) tutta la città va avanti a ritmo serrato, complici anche i molti investimenti del settore turistico e non solo di quello.
Sul bere, oltre a una mixology all'avanguardia, si guarda avanti pure nelle cantine: accessibilità e scioltezza sono i comandamenti attorno i quali ruota il calice, ormai. E i premi alle proposte al bicchiere, al ristorante (per il già citato Pont de Ferr) e al wine bar (La Bottega del Vino) puntano i fari su quelle mescite che sanno coccolare i più esigenti con una selezione eclettica che lascia spazio a più assaggi a portafoglio salvo.
a cura di Valentina Marino
Guida Milano 2018 Gambero Rosso | Prezzo: 10€ | pagg. 288 |disponibile in edicola e libreria | clicca qui per acquistare la guida online
I PREMIATI
TRE FORCHETTE
92
Da Vittorio | Brusaporto (BG)
Osteria del Treno | Milano
Trippa – Milano
TRE BOTTIGLIE
Al Donizetti | Bergamo
Casaramen – Milano
Iyo | Milano
Miglior servizio di sala
LE MIGLIORI CUCINE
55
54
18
88