La classifica del blog di Steve Plotnicki raccoglie ogni anno le recensioni dei commensali avvezzi al fine dining, ordinandole per numero di preferenze. Risultati opinabili, dunque, che comunque raccontano l’alta ristorazione europea. Trio di testa con Passard, Caminada, Nilsson. Italia ben rappresentata, Alajmo nono, Bottura decimo.
Le migliori tavole secondo i clienti
Nel 2016 Alain Passard si confermava pilastro della ristorazione internazionale facendo man bassa di consensi e riconoscimenti ufficiali. Compreso lo scettro di miglior chef d’Europa nella Top 100 stilata dal sito Opinionated About Dining, il blog di Steve Plotnicki che da qualche anno a questa parte ordina le insegne più apprezzate del Vecchio Continente per numero di preferenze ricevute dagli utenti (secondo un algoritmo che privilegia gli assidui e affidabili frequentatori di tavole gourmet). Un anno fa, dunque, all’Italia non solo era negato il podio, ma l’intera top 10 risultava sprovvista di nomi che rendessero giustizia alla ristorazione tricolore.
L’Italia in top 10
Un anno dopo, a pochi giorni dalla parentesi romana del maestro Alain Passard (ve la raccontiamo qui), la cerimonia di premiazione 2017 si sposta a Parigi, ma la situazione resta più o meno invariata, se non fosse per quel nono e decimo posto strappato rispettivamente dai fratelli Alajmo e da Massimo Bottura, con l’Osteria Francescana - ben più fortunata nella competizione dei World’s 50 Best Restaurants, seppur privata della medaglia d’oro – sorpassata da Le Calandre di Rubano (nel 2016, invece, a parti invertite, erano 14 e 15). Due cucine comunque ritenute eccellenti dai lettori di OAD, l’una “progressive”, l’altra “contemporary”, secondo un ragionamento non necessariamente condivisibile. Mentre il maestro francese de L’Arpege e la sua cucina vegetale si confermano campioni indiscussi, bissando il gradino più alto del podio. Lo segue uno chef in decisa ascesa – lo svizzero Andreas Caminada col ristorante omonimo di Furstenau – mentre arriva la medaglia bronzo per Magnus Nilsson e il suo Faviken, tra le nevi di Jarpen (nel 2016 era toccato al belga Kobe Desramaults, prima che In de Wulf chiudesse definitivamente i battenti). Per il resto, nelle prime posizioni, si conferma l’apprezzamento diffuso per la cucina d’autore iberica – nei primi 10 Azurmendi, Extebarri e Quique Dacosta – con incursioni nella vecchia (De Librije, Zwolle, Olanda) e nuova (Kadeau Bornholm, Danimarca; solo al 52, invece, la sede di Copenaghen) scuola nordica. Ma c’è anche tanta Francia, da L’Astrance a La Marine, al Flocons de Sel e Pierre Gagnaire, e non sempre quella più sbandierata, come il Sa.Qua.Na di Alexander Bourdas a Honfleur (23).
Gli altri italiani. Best New European Restaurant è Lume
Solo quindicesimo El Celler de Can Roca, comunque in salita, mentre rientra al 19 il Fat Duck di Heston Blumenthal dopo la riapertura. Per la Spagna scende Diverxo (dall’8 al 27) e a incalzarlo arrivano i catalani Oriol Castro ed Eduard Xatruch, con Disfrutar (29). Subito dietro Enrico Crippa e il suo Piazza Duomo, al numero 30. Ancora Italia al 34, con Antonio Guida e la cucina di Seta al Mandarin Oriental di Milano, e di nuovo al 42, con Niko Romito e il suo Reale. Entra al 45 Lume, ancora Milano per approdare alla tavola di Luigi Taglienti, che porta a casa anche il premio come Best New European Restaurant, assegnato in occasione della cena alla Maison Blanche di Parigi. Allo chef ligure d’adozione milanese, che nell’estate 2016 rientrava in cucina da protagonista, il merito “di fondere le tecniche culinarie moderne con la cucina tradizionale milanese”secondo Plotnicki.
Seguono tra le tavole tricolore la Torre del Saracino di Gennaro Esposito al 57, Uliassi al 62, Villa Crespi al 67, La Madia di Pino Cuttaia al 72, Lido 84 e Riccardo Camanini al 76, Combal.Zero al 79, Agli Amici di Udine- nell’anno del 130esimo anniversario - con Emanuele Scarello all’81, Enrico Bartolini al Mudec all’88 e subito sotto La Peca di Nicola Portinari. Numero 100 tondo per Ciccio Sultano e il Duomo di Ragusa, primo escluso della Top 100 Matteo Baronetto: Dal Cambio è 101 (Il Pagliaccio si piazza al 105 e Cracco al 110). Chi viene e chi va in una classifica difficilmente prevedibile. L’ennesima, da prendere con le pinze.
Top 20
1 L’Arpège, Alain Passard (Parigi, Francia)
2 Andreas Caminada, Andreas Caminada (Fürstenau, Svizzera)
3 Faviken, Magnus Nilsson (Järpen, Svezia)
4 Azurmendi, Eneko Atxa (Larrabetzu, Spagna)
5 De Librije, Jonnie Boer (Zwolle, Paesi Bassi)
6 Etxebarri, Victor Arguinzoniz (Axpe, Spagna)
7 Kadeau Bornholm, Nikolai Nørregaard (Bornholm, Danimarca)
8 Restaurant Quique Dacosta, Quique Dacosta (Dénia, Spagna)
9 Le Calandre, Massimiliano Alajmo (Rubano, Italia)
10 Osteria Francescana, Massimo Bottura (Modena, Italia)
11 L'Astrance, Pascal Barbot (Parigi, Francia)
12 La Marine, Alexander Couillon ( Noirmoutier, Francia)
13 Daniel Berlin, Daniel Berlin (Skane Tranas, Svezia)
14 Sant Pau, Carme Ruscalleda (Sant Pol de Mar, Spagna)
15 El Celler de Can Roca, fratelli Roca (Girona, Spagna)
16 Vendome, Joachim Wissler (Bergisch Gladbach, Germania)
17 Schloss Berg, Christian Bau (Perl, Germania)
18 Flocons de Sel, Emmanuel Renaut (Megeve, Francia)
19 Fat Duck, Heston Blumenthal (Bray, Inghilterra)
20 Geranium, Rasmus Kofoed (Copenaghen, Danimarca)
a cura di Livia Montagnoli
(In foto Lume, Milano)