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Vinitaly 2017, mai così internazionale. Il bilancio di questa 51esima edizione

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Da una parte la minaccia Brexit, il protezionismo Usa e il disgelo russo, dall'altra le potenzialità del mercato cinese e del canale e-commerce. Ecco tutti i temi caldi di cui si è parlato alla 51esima edizione della Fiera di Verona

Finisce anche questa 51esima edizione di Vinitaly che porta a casa - oltre a 128mila presenze da 142 nazioni - la proroga del periodo di transizione del registro telematico del vino (spostato dal 30 aprile al 30 giugno) e la promessa del ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina di un Codice Agricolo Unico sul modello di quello del vino, con una prima bozza entro il mese di luglio. Rimane, poi, la passerella del Commissario dell’Agricoltura Ue Phil Hogan, che ha inaugurato la Fiera e che ha confermato la necessità di rendere più semplice la Pac, facilitando l’accesso al credito degli imprenditori e riducendo i rischi per i redditi agricoli, anche attraverso la nuova piattaforma di garanzia multi regionale, già introdotta in via sperimentale in otto regioni italiane.

Sul fronte commerciale, invece, è stata una Fiera molto “oriente-oriented”: diverse le delegazioni dagli occhi a mandorla in missione tra gli stand, e presenti in maniera direttamente proporzionale agli incontri con focus Cina. Lo sguardo a Oriente è stato anche un modo per esorcizzare le due incognite che aleggiano sul comparto vitivinicolo e che hanno accompagnato anche questo Vinitaly: l’american first di impronta trumpiania e la Brexit dall’altra parte della Manica. Ma, al di là di tutto, probabilmente la parola più ricorrente sulla bocca di operatori e istituzioni è stata “e-commerce”, con le principali enoteche online (italiane e straniere) ben schierate in Fiera per non mancare l’appuntamento dell’anno con il vino italiano.

 

Mercati. Outlook 2020

Iniziamo dal futuro. Con l’outlook 2020 presentato da Ismea proprio a Vinitaly, in una sorta di “prova tecnica” di collaborazione con la Fiera scaligera, come ha annunciato lo stesso direttore dell’ente veronese Giovanni Mantovani. La sintesi dello studio mette in evidenza la crescita per il prossimo quadriennio sia della produzione (+2,4%), con l’Italia ancora al primo posto della classifica, sia dei consumi mondiali (+ 4,3%), con picchi soprattutto in Cina (+21,6%), Russia (+6,1%) e Usa (5,7%). “Non abbandoniamo gli Stati Uniti che continueranno per l’Italia ad essere il primo mercato di riferimento” è stato il monito di Mantovani“sebbene bisognerà guardare non solo alle aree tradizionali, come ad esempio la costa atlantica, ma spostarsi anche verso le zone ancora inesplorate dell’interno”. In un contesto europeo pressoché stabile, il direttore di Veronafiera ha posto l’accento sull’incognita Regno Unito: “Bisogna riannodare i fili del post Brexit, che a oggi rappresentano una variabile sconosciuta. Ma questi giorni di Fiera hanno dato un segnale positivo, con 500 buyer in più dalla Gran Bretagna, a dimostrazione di come questo mercato non voglia abbandonare l’Italia”.

 

Disgelo russo? L'incontro tra i due viceministri dell'agricoltura

Senza, infine, dimenticare la Russia: “Le questioni geopolitiche” ha detto Mantovani“hanno creato qualche instabilità, ma nonostante tutto il 2016 si è chiuso con una ripresa delle esportazioni. Un dato da cui ripartire”. E infatti, proprio in Fiera, il viceministro dell’agricoltura Andrea Olivero ha incontrato il collega russo Sergey Levin per fare il punto sulle collaborazioni future e sugli interscambi agroalimentari. In particolare, oltre al rafforzamento delle esportazioni di vino italiano, si sono delineate nuove vie di cooperazione, generate dall’avvio della produzione vitivinicola nella Repubblica Russa, grazie al know-how che l’Italia vanta nel settore. Segno che possiamo lasciarci alle spalle il capitolo “guerra fredda agroalimentare”, combattuta fino ad ora a colpi di dazi ed embarghi? Lo scopriremo nei prossimi mesi.

Infine, sul fronte produttori, l’outlook Ismea svela le maggiori sorprese dei prossimi anni. Tra tutte, l’avanzata della Cina che incrementerà le quantità di vino nazionale del 10%. “Per quanto riguarda i produttori storici“ ha evidenziato il direttore generale di Ismea Raffaele Borriellol’Italia confermerà la sua leadership, con un -1%; la Francia si riallineerà con l’ultimo quinquennio; la Spagna consoliderà le sue posizioni, dopo la ristrutturazione dei vigneti e l’Australia tornerà su livelli medi dopo le recenti accelerate”. Non ci saranno grossi cambiamenti in fatto di prezzi medi. “Il valore medio all’esportazione dell’Italia“ ha proseguito Borriello “rimane ancora basso rispetto alla Francia, ma c’è da sottolineare come il nostro Paese sia cresciuto del 20% nel biennio 2014-2016 rispetto al 2011-2013, contro il +9% del nostro principale competitor”.

 

A Verona profumo d'Oriente

Sicuramente al di là degli altri mercati, la Cina è stata la protagonista assoluta della Fiera di Verona. La forte propensione verso la Grande Muraglia è emersa già dal pre-Vinitaly: il fil rouge scelto per OperaWine è stato “La via della seta per il vino italiano”. “Una strada da percorrere in senso contrario rispetto al passato”, ha detto il dg di Veronafiere Mantovani che ha, poi, parlato di “emergenza Cina, nel senso di mercato emergente dove è bene agire in fretta”. Le statistiche, infatti, dicono che diventerà in pochi anni il quarto Paese consumatore, raggiungendo la Germania. In questa direzione vanno gli accordi stretti in Fiera dall'ente veronese. Quelli con Castle Li, ceo del gigante dell’agroalimentare Cofco e con 1919, il più grande distributore di vino nel Paese del Dragone che si impegnerà a incrementare entro il 2020 le vendite italiane di oltre 2 milioni di bottiglie per almeno 68 milioni di euro di fatturato. Mentre prosegue la collaborazione con Alibaba che, dopo l’apertura della prima filiale in Italia, adesso punta a consolidare la propria posizione.

 

E-commerce: Alibaba annuncia la seconda edizione del 9/9

E proprio un anno fa, a Vinitaly Alibaba aveva siglato un accordo con il Governo italiano, mentre il suo fondatore – Jack Ma – annunciava il lancio del 9/9, la giornata dedicata esclusivamente alle vendite di vino. Quest’anno il gruppo si è ripresentato in fiera, forte della prima filiale aperta in Europa, proprio nella città di Milano, e dei tanti accordi già stretti con le cantine italiane per l’apertura dei flag store sulla piattaforma Tmall. E ha anche annunciato la seconda edizione del Wine & Spirits Festival Day, che si terrà sempre il 9 settembre, con l’obiettivo di superare i 100 milioni di ordini effettuati lo scorso anno.

Ma le novità non sono finite. All’attivo ci sono anche l’accordo con Marco Polo (che mette insieme Intesa San Paolo, Unicredit e gruppo Cremonini), l’e-shop made in Italy su Alibaba, che fa da tramite tra i marchi italiani di food e wine e i consumatori finali; e la collaborazione con l’enoteca italiana online vino75.it, che, dopo aver portato 10 cantine italiane sulla piattaforma cinese in occasione dello scorso 9/9, da maggio sarà presente in modo stabile su Tmall Global, dove conta di portare oltre 100 etichette, ma con l’obiettivo di arrivare a 2500.

Ancora, a completare il quadro tricolore, c’è anche l’Italian Pavilion, che raggruppa l’agroalimentare italiano in un’unica vetrina, divenendo anche un vero e proprio educatore al made in Italy. Infine, a dimostrazione di come la Cina – e nella fattispecie Alibaba - sia ormai molto vicina e interessata al mercato italiano, da pochi giorni il gruppo ha lanciato anche in Italia Alipay, l’unico sistema di pagamento consentito sulla piattaforma cinese. “Grazie ad un accordo con Unicredit” ha annunciato Rodrigo Cipriani Foresio, managing director per il Sud Europa di Alibaba Group “adesso i turisti cinesi potranno effettuare i propri pagamenti anche in Italia, negli aeroporti di Roma”. Sistema, per altro, già testato dentro la Fiera di Verona.

 

I numeri di Vinitaly 2017

Infine, diamo uno sguardo ai numeri di questa edizione della Fiera di Verona: 4.270 aziende espositrici da 30 Paesi (+4% rispetto allo scorso anno); 128mila presenze da 142 nazioni; 400 convegni, seminari, incontri di formazione sul mondo del vino; 250 degustazioni (quelle organizzate direttamente da Veronafiere e dai consorzi delle Regioni). In crescita gli operatori esteri, in particolare da: Stati Uniti (+6%), Germania (+3%), Regno Unito (+4%), Cina (+12%), Russia (+42%), Giappone (+2%), Paesi del Nord Europa (+2%), Olanda e Belgio (+6%) e Brasile (+29%). Da segnalare anche il debutto di buyer da Panama e Senegal. Fuori dai cancelli della Fiera, invece, Vinitaly and the City ha visto un afflusso di 35mila wine lover tra il centro storico di Verona e il comune di Bardolino. L’appuntamento con la 52esima edizione è dal 15 al 18 aprile 2018.

 

a cura di Loredana Sottile

 

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 13 aprile

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