Ad Alba, in provincia di Cuneo, l'azienda agricola Mariangela Prunotto è impegnata da oltre un secolo nella produzione di frutta fresca. Da 40 anni a questa parte invece, è il nettare degli dei il protagonista assoluto di questa realtà a conduzione familiare piemontese.
L'attività
La data ufficiale di nascita è il 1863, “ma l'attività di famiglia in realtà esisteva da molto prima”, racconta Roberto Lezzoso, attualmente a capo dell'azienda agricola Mariangela Prunotto. Siamo ad Alba, in provincia di Cuneo, una terra rigogliosa e ricca di prelibatezze agroalimentari, miele incluso. Qui, alla fine degli anni '70, l'azienda ha iniziato a produrre mieli di qualità di diverso tipo, affidandosi alle proprie colture e quelle di altri agricoltori del luogo, applicando i dettami dell'apicoltura nomade, che prevede lo spostamento dell'apicoltore con le sue api in vari terreni agricoli per recuperare il nettare necessario alla produzione di miele. “Inizialmente realizzavamo mieli solo a livello casalingo, per la famiglia. Col tempo poi la produzione è aumentata e così anche il nostro interesse, e di conseguenza le vendite. Oggi è il nostro prodotto di punta”.
La produzione e la vendita
Circa 1000 alveari per una produzione che si aggira attorno ai 15mila kg di miele l'anno: questi i numeri dell'azienda. Miele di acacia, di castagno, tiglio e millefiori di montagna, “prodotto oltre i 1500 metri” sono le specialità della casa, ma ci sono anche i mieli di agrumi, eucalipto, di abete e menta, e melata. I più venduti sono, come sempre, quello di acaciae quello di castagno, “dal sapore più amaro ma altrettanto apprezzato nella nostra zona”. I terreni sui quali l'azienda fa affidamento sono gli stessi da oltre 30 anni, “agricoltori locali molto attenti alla qualità e al rispetto del terreno, con i quali collaboriamo da tempo”. Niente pappa reale o propoli: Mariangela Prunotto produce solo mieli e altri prodotti derivati dalla frutta e dalla verdura, come passate di pomodoro, frutta sciroppata, conserve, confetture e salse. Con un totale di 30 ettari di terreno, l'azienda resta fortemente legata alla produzione ortofrutticola e ha recentemente inserito una nuova linea di succhi di frutta senza zucchero, “a base di sola frutta pressata in versione classica oppure in abbinamento a verdure”. Bevande da gustare in purezza oppure da utilizzare nella mixology per cocktail creativi e originali, “in qualsiasi caso, si tratta di succhi per adulti: difficilmente piaceranno ai più piccoli!”.Come canale distributivo, la famiglia ha scelto di affidarsi a delle piccole botteghe specializzate in prodotti artigianali, e anche a Eataly, “non siamo presenti nella Gdo e non siamo interessati a una produzione industriale”. Il 70% circa delle vendite, poi, è destinato all'estero, “in particolare ai paesi europei”.
La coltivazione biologica
Da diversi anni, l'azienda ha adottato nelle proprie coltivazioni il metodo dell'agricoltura biologica sostenibile e dal 1995 aderisce al “Programma Agro Alimentare di attuazione del Reg. CEE 2078/92”, “l'unico che consente al consumatore di ridurre al minimo il residuo tossico sulla frutta, nel massimo rispetto della natura”. L'agricoltura quindi è in pieno regime biologico, ovvero senza utilizzo di pesticidi, anche se non tutti i prodotti poi vengono certificati bio. Ma ha senso parlare di biologico in un prodotto che, teoricamente, dovrebbe essere 100% naturale come il miele? “Tecnicamente no, ma dipende come sempre dalla cura e l'attenzione che gli apicoltori hanno durante la fase produttiva”. In che senso? “Come in tutti gli allevamenti, anche in quello delle api può accadere che uno o più insetti si ammalino. In questo caso, un bravo apicoltore deve essere in grado di risolvere il problema quanto prima per non estendere la malattia all'intero alveare: alle volte, basta semplicemente allontanare momentaneamente le api malate dal resto del gruppo”. Un apicoltore professionista deve, dunque, avere il controllo totale sullo stato di salute delle proprie api, “e in questo caso la certificazione biologica è solo un'ulteriore informazione che non aggiunge nulla alla qualità del prodotto, che è già buona”. Ma quali sono gli altri ostacoli da osservare durante la produzione del miele? “La presenza di vespa velutina”, comunemente chiamata anche Calabrone asiatico, “un insetto originario dell'Asia che si nutre delle uova dell'alveare, danneggiando così tutto il lavoro delle api”.
Il panorama del miele in Italia
Un settore che sta crescendo, quello del miele italiano. Lo confermano i numeri delle vendite e anche gli apicoltori professionisti, compreso Roberto: “I consumatori sono molto più attenti ora, grazie anche all'aumento della comunicazione di questo prodotto”. Cresce la consapevolezza del pubblico, dunque, e anche la cura da parte degli apicoltori, “sempre più impegnati a realizzare un prodotto di qualità”. Il prossimo passo da compiere? “Far comprendere ai consumatori la differenza fra un miele artigianale e uno industriale, ma soprattutto fra mieli di qualità e non. Ci sono, purtroppo, tanti agricoltori che producono miele come hobby secondario e poi lo vendono a un prezzo che per noi è insostenibile, troppo basso e competitivo”. Serve, dunque, una maggiore considerazione del miele, “che non deve essere visto come una merce secondaria, ma come un prodotto nobile da valorizzare e lavorare con cura”. Un'esigenza, quella di formare il cliente che però al momento non può essere soddisfatta da Mariangela Prunotto: niente corsi da lei, “fra frutta e miele siamo impegnati tutti i giorni dell'anno e non abbiamo tempo per dedicarci alle lezioni”, ma i consumatori possono prenotare delle visite guidate in azienda per osservare gli apicoltori all'opera.
Gli abbinamenti
Come abbinare un buon miele agli altri ingredienti? L'accostamento formaggio/miele è un grande classico della cucina italiana e non solo, ma ogni miele, così come ogni latticino, ha le sue proprietà aromatiche ben definite e pronunciate che, se abbinate in maniera scorretta, possono risultare eccessive oppure, al contrario, non essere valorizzate a sufficienza. “Per i formaggi dolci e poco stagionati, consiglio il miele di melata, mentre l'acacia è più adatto sugli erborinati o anche col mascarpone”. E ancora miele di castagno con formaggi stagionati, eucalipto su quelli di media stagionatura e quello di menta sui latticini freschi. Ma non bisogna limitarsi ai soli formaggi: “il miele di tiglio, dai sentori leggermente mentolati, si sposa molto bene con i piatti di pesce, ed è un ottimo dolcificante per le tisane”. Il millefiori di alta montagna è indicato invece per la frutta fresca, mentre quello di agrumi è ottimo se abbinato ai cocktail o alla pasticceria secca.
Mariangela Prunotto | Alba (CN) | via Osteria, 14 | tel. 0173 441590 | mprunotto.com/
a cura di Michela Becchi
I migliori mieli d'Italia. Giorgio Poeta di Fabriano
I migliori mieli d'Italia. Carlo Amodeo di Termini Imerese
I migliori mieli d'Italia. Delizie dell'Alveare di Tornareccio
I migliori mieli d'Italia. Apicoltura Bianco di Guardiagrele