Quando si tratta di sedersi a tavola non tutti adottano gli stessi comportamenti. Il rapporto con il cibo è allo stesso tempo personale, perché scegliamo in base a gusti e preferenze, ma anche sociale, perché sono molte le occasioni - spesso sottotraccia - in cui ci facciamo influenzare dal nostro gruppo di appartenenza. Il ricercatore e nutrizionista inglese Hala El-Shafie ha delineato 5 tipologie di consumo in cui tutti, almeno una volta nella vita, si riconosceranno.
La ricerca sui mangiatori emotivi
Cerchi di dimagrire ma non ci riesci? Potrebbe derivare dai limiti che il tuo stile di alimentazione ti impone. Secondo Hala El-Shafie, fondatore di Nutrition-rocks.co.uk e ricercatore in ambito nutrizionistico, esistono precisi modelli di “mangiatori emotivi”: costrutti di consumo prestabiliti, dentro i quali tutti possiamo essere “schedati”. E solo scardinandoli è possibile incidere effettivamente sulle proprie abitudini alimentari.
“Gli esseri umani non mangiano solo per nutrire il corpo e bandire la fame” ha spiegato El-Shafie “se così fosse l’obesità non sarebbe così dilagante e, allo stesso tempo, non ci sarebbe questo vertiginoso aumento di interesse, quasi un’ossessione, per l’alimentazione sana”. Il nostro rapporto con il cibo, ha precisato il ricercatore,“è molto complesso e difficile da gestire. Da qui derivano problemi come la sottoalimentazione, le diete yo-yo, le abbuffate”. In questo rapporto infatti entrano in gioco elementi e comportamenti sociali, che hanno un peso notevole nell’orientare le scelte a tavola.
Le 5 categorie di mangiatori emotivi
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Stress eaters
Quando si è sotto stress, il nostro corpo aumenta la produzione di cortisolo, un ormone dello stress, che rende particolarmente interessanti i cibi molto salati o molto dolci, prodotti che non sono esattamente il ritratto della salubrità. Per contrastare questo fenomeno, consiglia il ricercatore, è bene tenere un diario alimentare, in modo da correlare le proprie voglie con gli episodi in cui la pressione aumenta. Per coloro che si sentono soggiogati dallo stress è bene praticare attività come yoga, esercizi mindfulness e meditazione, in modo da ridurre la pressione e dunque il fattore scatenante di questo tipo di abbuffate.
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Sleep deprived eaters
Condurre una vita piena di impegni significa spesso dormire poco e male, cosa che ci rende irritabili e perennemente stanchi. Il mangiatore seriale da deprivazione da sonno è colui che, per tenere alti i ritmi di lavoro, si affida a caffeina e zuccheri. L’obiettivo è rimanere svegli per ottimizzare anche il poco di tempo libero a disposizione, quello che dovrebbe invece essere un momento di pausa. Questo comportamento innesca un circolo vizioso che comporta un’ulteriore perdita di sonno e relax: i cibi consumati durante il giorno per rimanere svegli incidono sulla nostra capacità di riposarci anche dopo molte ore. Inoltre, la privazione del sonno provoca irregolarità ormonali che fanno andare in tilt il senso di pienezza e sazietà. Per rimediare a questa situazione, oltre a ridurre gradualmente le sostanze eccitanti, è necessario migliorare la qualità del sonno.
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Perfectionist eaters
Questa tipologia di consumatori potrebbe essere descritta con la frase “tutto o niente”. I perfezionisti solitamente lo sono in diversi ambiti della propria vita, ma esserlo in ambito alimentare può diventare un vero e proprio problema. Sono coloro che mangiano in maniera restrittiva, eliminando completamente alcuni alimenti dalla propria dieta, cosa che comporta carenze nutrizionali. Salvo poi essere attratti dal “cibo cattivo”, lasciandosi andare ad abbuffate incontrollate, giustificate dal regime alimentare ferreo seguito nella vita di tutti i giorni.
La regola aurea in questo caso è: non privarsi di nulla. La salubrità degli alimenti, ha spiegato El-Shafie, non deve diventare un’ossessione. “Inserire in maniera equilibrata tutti gli alimenti nel proprio diario alimentare è la regola più importante” e soprattutto “non associare il cibo al concetto di ricompensa”.
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Reward eaters
Una categoria che esaspera un tratto di quella precedente, quello del premio. Sono quelli che vedono da sempre il cibo come una sorta di ricompensa, abituati così fin da piccoli. “Mai cercare soddisfazioni personali che non troviamo altrove nel cibo. Anche se non ce ne accorgiamo, è deleterio per la nostra autostima e lascia un senso di insoddisfazione e frustrazione difficile da gestire”. Questi consumatori dovrebbero cercare di scardinare l’unione fra cibo e ricompensa, cercando di ripensarla in termini di gratificazione personale, sia dal punto di vista del benessere che dal punto di vista del cibo.
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Influencer eaters
La categoria di consumatori più facilmente influenzabile dal gruppo sociale a cui appartengono e dai social media. Solitamente, secondo lo studio, sono persone particolarmente assertive e che tendono a essere compiacenti con tutti. Sono molto inclini a farsi influenzare dai dettami del gruppo, in caso di pasti collettivi, mentre si comportano in modo diverso quando mangiano da soli. Per analizzare questa inclinazione serve “comprendere noi stessi e annotare quando il nostro comportamento cambia rispetto ad ambienti e stimoli diversi”. E soprattutto “imparare a dire no grazie!”.
a cura di Francesca Fiore