Insegnare ai migranti l’arte della panificazione e della pizza. È il progetto dell’associazione “Rosanna Spina – Vestire gli ignudi” di Cosenza, nata con l’obiettivo di garantire alle persone che vengono nel nostro paese, scappando da situazioni di povertà e dai conflitti, la possibilità di integrarsi nella comunità locale e di avere un futuro lavorativo attraverso il cibo.
Insegnare ai migranti l’arte della panificazione
Imparare un’arte antica, come quella della panificazione, non è cosa da poco. Sono tante le competenze che intervengono in questo processo, dalla scelta delle farine alla durata della lievitazione, fino alle tecniche di cottura. Ma quest’arte così radicata nella tradizione italiana può anche diventare un’opportunità lavorativa per molti dei migranti che ogni anno sbarcano sulle nostre coste. Ci stanno provando a Cosenza, dove l’associazione “Rosanna Spina – Vestire gli ignudi”, in partnership con le associazioni Stella Cometa e Diamoci la Mano, porterà avanti un progetto che insegnerà a 13 migranti tutti i segreti del pane e della pizza. “Abbiamo avuto un grande riscontro” - ha spiegato Maurizio Olivito, presidente dell’associazione Rosanna Spina e panificatore di professione - “le richieste sono state tantissime, ma purtroppo dobbiamo selezionare un numero ristretto di allievi, per garantire il giusto approfondimento di ogni argomento”.
Come funzionano i corsi
L’iniziativa, finanziata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è stata presentata giovedì 9 febbraio a Cosenza e si inserisce in quel filone di progetti sociali e solidali che spesso fanno leva sul valore aggregante del cibo e del lavoro manuale, come vi abbiamo raccontato recentemente da Roma, con l'esperienza di Altrove. Ma come funzionerà la scuola nello specifico? “I corsi sono sia pratici che teorici, durano 4 ore ogni mattina per 3 giorni alla settimana, fino a giugno” ha precisato Olivito “Partiremo dallo studio dei grani e delle differenti farine che si possono utilizzare in panificazione, analizzandone le caratteristiche specifiche. Poi passeremo alle lievitazioni, agli impasti, alle tecniche di cottura, facendo bene attenzione a distinguere fra quello che serve per fare un ottimo pane e quello che invece serve per la pizza”. L’obiettivo? Duplice: innanzitutto insegnare un mestiere molto richiesto alle persone che, migrando verso l’Italia, spesso si trovano lontano da casa senza poter lavorare per problemi burocratici, ma anche per mancanza di competenze specifiche. Il secondo livello è quello dell’integrazione “È importante che questi ragazzi si integrino nel tessuto sociale delle nostre comunità, dimostrando di essere volenterosi, ed è altrettanto importante che abbiano gli strumenti per costruirsi un futuro, che sia nel nostro Paese o altrove”.
a cura di Francesca Fiore