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Registro telematico del vino. Il prezzo del cambiamento

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Da gennaio le aziende vitivinicole sono tenute ad annotare tutte le operazioni di cantina per via telematica (attraverso il portale Sian-Sistema informativo agricolo nazionale) e non più cartacea, come avveniva prima. Una dematerializzazione alla quale tutte le cantine devono adeguarsi entro tre mesi. Chi ha già provveduto ci racconta come è andata.

Favorevoli, contrari, preoccupati, speranzosi, arrabbiati, soddisfatti: lo spettro delle reazioni tra le cantine italiane alla prova della dematerializzazione è ampio, in molti casi proporzionato alle dimensioni aziendali. Dopo un mese dell'entrata in vigore del registro telematico (che sostituisce quello cartaceo per le operazioni di cantina) e a tre mesi dalla data ultima per adeguarsi (30 aprile 2017) abbiamo provato a fare un sondaggio per capire, dai grandi gruppi ai più piccoli, come gli interessati se la cavino col nuovo sistema e come stiano vivendo questo particolare periodo di transizione. Prima, però, cerchiamo di capire cosa sia il registro telematico e quali operazioni devono esservi registrare. Se fino al 31 dicembre 2016 tutte le operazioni di cantina - entrata di mosti, vendita, ma anche spumantizzazione, dealcolizzazione, certificazione, invecchiamento, e tanto altro ancora - andavano inserite in un registro cartaceo, adesso, come previsto dal decreto attuativo Campolibero n. 293 del 20 marzo 2015 e dalla circolare ministeriale n. 1114 del 30 dicembre 2015, queste stesse informazioni andranno trasferite in forma esclusivamente telematica sul sito del Sian-Sistema informativo agricolo nazionale. Per adeguarsi c'è tempo fino al 30 aprile: chi non lo farà incorrerà nella sanzioni stabilite per legge.

Le cantine alla prova del digitale

Partiamo da un grande gruppo, che è stato tra i primissimi, lo scorso anno, a sperimentare il sistema, già dalla fase test per dare dei feedback e segnalare in tempo reale le criticità all'Icqrf (Ispettorato centrale repressione frodi).“Il sistema è complesso” spiega il direttore generale Fabio Maccari di Mezzacorona ma può dare tantissimi vantaggi nella semplificazione. Chiaramente, per aziende con le nostre dimensioni può essere complicato, vista la mole di registrazioni da fare, ma proprio per questo eravamo già abituati ai sistemi gestionali di cantina: per passare al registro telematico abbiamo solo dovuto far dialogare quello della nostra software housecon quello del Sian. Ci hanno lavorato i nostri tecnici senza bisogno di ampliare i nostri uffici e non mi risulta che ci siano stati momenti di vero impasse”. Dal primo gennaio, quindi, Mezzacorona è passato interamente al nuovo sistema senza alcuna difficoltà, d'altronde, chiosa Maccari: “Si tratta di un percorso ineludibile: il mondo – non solo l'Icqrf – sta andando in questa direzione. Le vie sono due: si può dominare il processo o subirlo. Noi preferiamo la prima opzione”.

C'è già dentro anche il gruppo Duca di Salaparuta (che riunisce i tre storici marchi, Duca di Salaparuta, Corvo e Florio), ma il giudizio non è così positivo come quello del gruppo trentino: “Noi abbiamo già ufficializzato il passaggio al nuovo sistema e ci stiamo lavorando” dice la responsabile della comunicazione Benedetta Poretti “Nella nostra esperienza, questo nuovo sistema va ad agire su un settore che era già sottoposto a rigidi controlli, quindi l’unico effetto significativo che registriamo è, in realtà, un aumento della burocrazia. L’aspetto amministrativo è aumentato a tal punto che abbiamo dovuto destinare una risorsa interna dedicata per ogni sito produttivo, con un conseguente aumento dei costi. Capiamo quindi che le aziende più piccole si trovino in difficoltà”.

 

Digitalizzare tutto?

E passiamo a un altro segmento. Cosa ne pensano i produttori della cosiddetta fascia media? “Io la vedo in maniera positiva” dice Luca Ferraro della cantina di Asolo Bele Casel (produzione di circa mille ettolitri) “Sono cose che prima o poi andavano fatte: nel 2017 non è più pensabile lavorare con la carta. Certo, il tutto deve essere una semplificazione, non una complicazione. Una soluzione? Invece di 100 giorni previsti da dedicare alla burocrazia, fare in modo da arrivare a 30, o per lo meno decidere di fare esclusivamente i controlli online, eliminando quelli in azienda. Questa sarebbe la vera rivoluzione”. Approfittando dell'urgenza registro telematico, Ferraro ha deciso di rivoluzionare un po' tutto il sistema di registrazione in cantina, per cui ha acquistato un programma che gestisce la contabilità, la vinificazione, i trattamenti in vigneto. Una digitalizzazione completa, la cui applicazione si aggira sui 10 mila euro (ci sono anche programmi da 1200 euro, ma ovviamente non è necessario averli per registrarsi al Sian). “Il vantaggio” spiega “è che, tramite applicazione, i dati si possono trasferire automaticamente al Sian”. Soluzioni alternative in ottica 2.0 che richiedono anche un cambio di mentalità, oltre a degli sforzi economici che non tutti sono pronti a fare. Soprattutto i piccoli produttori, per i quali l'investimento può non valere la candela.

Come se la cavano i piccoli?

Vediamo a tal proposito, l'esperienza negativa di Gabriele Succi dell'azienda agricola Costa Archi di Castel Bolognese (200 ettolitri l'anno per 15 mila bottiglie), che da 12 anni ha sempre compilato in autonomia il suo registro cartaceo. E adesso cosa cambierà? “Mi sono iscritto al Sian a fine dicembre” ci spiega “ma dopo le prime due operazioni ho lasciato perdere. Primo intoppo: all'inizio l'iscrizione non è andata a buon fine perché il sistema per un errore suo non aveva riconosciuto la mia azienda. Da lì perdita di tempo a contattare il Mipaaf per vedere, infine, sbloccata la mia posizione. Ma questo sarebbe il minimo. Il vero problema è che, invece, di trovarmi davanti un fac-simile del registro cartaceo, con la classica partita doppia a cui ero abituato, mi son ritrovato un sistema per nulla intuitivo. Ogni pagina ha dei menu a tendina e bisogna compilare ogni voce singolarmente. Ci sarà anche chi calcola gli integrali in due minuti, ma io sono un produttore di vino. Tra l'altro, visto il sistema così complicato non ho intenzione di rinunciare al cartaceo, se non altro per avere la situazione sotto controllo e per non stare col timore di aver commesso errori. Quindi, si tratterebbe veramente di un lavoro doppio”.

E se, come molti produttori hanno già denunciato, il sito del Sian è andato più volte in crash, le preoccupazioni di Succi sono rivolte soprattutto al periodo della vendemmia quando potrebbe esserci un sovraccarico del server: “Ok, la legge me lo impone, ma se mi imponesse di andare sulla luna io mica ci andrei. Cosa succederebbe se per una volta tutti noi piccoli produttori ci mettessimo d'accordo per non farlo? Già durante l'anno ci è imposto di fare il corso anticendio, il corso per guidare il trattore, quello per la sicurezza, ma io quando ci sto in vigna?Senza retorica, credo che si tratti solo di una mossa politica per poter dire che l'Italia è la prima in Europa ad aver dematerializzato. Sulle spalle dei viticoltori, però. Tra l'altro vorrei ricordare che, ad esempio in Francia, per i piccoli produttori non è previsto neppure un registro, ma solo una denuncia di produzione annua con la specifica delle vecchie giacenze, che va fatta annualmente e con calma. Perché qua dobbiamo complicarci la vita?”

 

Fivi: “Esenzione per i piccoli produttori”

E di fronte alle perplessità dei piccoli produttori, non potevamo non chiamare in causa anche la Fivi-Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti.“Non ho ancora esperienza personale” dice la presidente Matilde Poggi “perché, per il momento, mi sono limitata solo ad iscrivermi al Sian. Ci sarebbe comunque piaciuto che il ministero ci avesse dato una risposta sulla richiesta di esenzione sotto i 300 hl. Il nostro pensiero e auspicio è che la dematerializzazione non sia una penalizzazione per i piccoli, che non li obblighi cioè a rivolgersi ai CAA (centri assistenza agricola; ndr) per poter inviare i movimenti in telematico”.

Gli fa eco il consigliere Fivi Gaetano Morella: "Secondo me è stata un'occasione un po' persa, perché si poteva fare di meglio. Per alcuni versi il registro telematico è migliorativo perché i dati da inserire sono meno rispetto al registro cartaceo, ma ha diversi aspetti negativi. Per prima cosa non è proprio intuitivo: si vede che è stato pensato dal punto di vista del controllore, non da quello di chi lo deve usare. Per molti risulta difficile la compilazione da soli, per cui nasce l'esigenza di affidarsi ai centri di assistenza agricola o di acquistare programmi (con relativa assistenza) che costano dai 1500 euro in su. In questo sembra un affare più per chi vende programmi che per semplificare il lavoro del vignaiolo”. In poche parole: aumento dei costi, aumento dei tempi. Almeno per i piccoli, tiene a precisare Morella: “Le realtà più grandi hanno già chi si occupa solo di amministrazione e di registri. Il piccolo produttore, specie quello che produce sotto i 200 ettolitri, che fa tutto da sé o in famiglia si trova, invece, penalizzato”.

 

Dal nostro sondaggio sembrerebbe, quindi, che i pareri siano molto contrastanti. Probabilmente a soffrire di più sono le piccole aziende che molto difficilmente riusciranno a cavarsela da sole e che quindi dovranno per lo meno fare un investimento, a scelta tra una risorsa in più, un consulente esterno o un programma di gestione. Meglio le medie aziende che, potranno cavarsela contando già su un loro “ufficio-burocrazia”. Bene, ma non troppo, le grandi che hanno sì una struttura articolata, ma anche un carico di attività notevole a cui corrisponde un numero spropositato di registrazioni. Ma, forse, la vera notizia è un'altra: chi si occupa di software house non può certo non aver fiutato l'affare. Ancora pochi mesi e il mercato sarà pieno di programmi di gestione digitale della cantina. Ma questa è un'altra storia: c'è tempo fino al 30 aprile per entrare nel business.

 

a cura di Loredana Sottile

 

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 2 febbraio
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