Anche quest’anno Verona si è trasformata nella capitale dell’Amarone. Le sale del palazzo della Gran Guardia, nel cuore della città scaligera, hanno ospitato dal 28 al 30 gennaio la presentazione in anteprima dei vini dell’annata 2013. La manifestazione è stata organizzata dal Consorzio Tutela Vini della Valpolicella e ha visto protagoniste 78 aziende, che oltre a presentare il millesimo 2013, hanno portato in degustazione anche qualche vecchia annata di particolare pregio.
Un successo senza crisi
Il successo dell’Amarone della Valpolicella non sembra risentire della crisi economica di questi anni. Secondo i dati di mercato dell’Osservatorio Vini Valpolicella, nel 2016 le esportazioni sono aumentate del 3% rispetto all’anno precedente ed è cresciuto anche del 5% il giro d’affari complessivo delle imprese del “sistema Amarone”. L’estero continua a rappresentare una componente fondamentale del mercato dell’Amarone. Circa il 65% del prodotto imbottigliato viene esportato, soprattutto in Germania (18%), USA (11%) e Svizzera (11%). Questi tre paesi da soli assorbono circa il 40% delle bottiglie destinate ai mercati esteri, seguono UK (10%), Canada (7%) e Svezia (7%), tutti in forte crescita. Nonostante l’export verso i mercati asiatici sia cresciuto nel 2016 in doppia cifra rispetto al 2015, Cina e Giappone rappresentano oggi meno del 5% del totale delle esportazioni, segno che c’è ancora spazio per un ampio margine di crescita. Confortanti anche i dati del mercato nazionale, che assorbe circa il 35% della produzione, con un incremento del 10% in valore nel corso dell’ultimo anno. Il canale Horeca rappresenta circa il 25% delle vendite interne, mentre è ancora marginale il peso della GDO, che si attesta attorno al 3%, in linea con quanto accade per i grandi vini italiani di alta gamma come Barolo o Brunello di Montalcino. Le basse vendite in GDO, oltre alla soglia del prezzo, sono anche dovute alla particolare struttura del tessuto produttivo della Valpolicella. Circa il 40% delle bottiglie proviene da piccole aziende, che non hanno i numeri e la forza commerciale, per essere presenti sugli scaffali delle principali catene della Grande Distribuzione.
Amarone della Valpolicella: terroir e identità
L’Amarone della Valpolicella è un vero vino di terroir, una parola spesso abusata nel linguaggio corrente, ma che in questo contesto trova una precisa ragion d’essere. Non è un caso che il nome del vino sottolinei il legame con il proprio territorio. Tuttavia non si tratta di una semplice provenienza geografica, la tipicità dell’Amarone deriva anche dall’utilizzo di soli vitigni autoctoni, da sempre coltivati nell’area del veronese, come la corvina, il corvinone, la rondinella e altre varietà minori. Anche il metodo di produzione, basato sull’appassimento delle uve, rispecchia l’uso di pratiche vinicole già utilizzate da secoli per la produzione del Recioto e che si possono far risalire addirittura al vino Acinaticum degli antichi Romani. Quindi, anche se l’Amarone è nato per sbaglio, come Recioto scapà,non è certo nato per caso e racchiude in sé una forte impronta territoriale, che fonde ed esalta le migliori qualità della Valpolicella. Proprio per quanto sopra detto, ci si aspetta di trovare in un calice di Amarone quella sintesi perfetta di territorio, vitigni, tradizione e tecniche di produzione, da farne la punta di diamante della Valpolicella. Tuttavia anche la degustazione dell’annata 2013 ha evidenziato una certa disomogeneità. Certo l’Amarone è un vino giovane, ha alle spalle solo una settantina d’anni di storia, ma sembra che non abbia ancora raggiunto una precisa identità e ci sono ancora troppe etichette che propongono versioni eccessivamente sovrabbondanti e barocche. Vini che esprimono la ricerca di una struttura opulenta, di un bouquet che sconfina nell’eccessiva morbidezza della confettura, con un residuo zuccherino troppo elevato. Un profilo di Amarone un po’ internazionale e americaneggiante, che sicuramente riceve consensi e apprezzamenti sui mercati esteri, ma che tende ad allontanarsi un po’ troppo dalla sua tipicità. Non dobbiamo dimenticare che si tratta sempre di un vino della Valpolicella e se pensiamo ai vini Classici della zona, troviamo dei rossi piacevolmente scorrevoli, di facile beva e buona freschezza. L’Amarone, seppur figlio di pratiche enologiche diverse, è pur sempre il fratello maggiore di questi vini e dovrebbe conservare e richiamare alla memoria le sue radici. Non dovrebbe essere un vino “altro”,ma una diversa interpretazione di quel terroir, senza tradirne le origini, ma anzi esprimendole nel segno di una maggior complessità, struttura e profondità aromatica. Anche nella tradizione dell’enogastronomia veronese, l’Amarone è un grande vino da tavola, da abbinare a carni stufate, come la pastissada de caval, lo stracotto d’asino o la selvaggina. E non un vino da incasellare nella discutibile categoria dei vini da meditazione. Per accompagnare dei brasati importanti, un vino deve conservare tannini, acidità, bevibilità e non essere troppo sbilanciato sulle suadenti morbidezze.
L’annata 2013
L’annata 2013 è stata caratterizzata da un inverno lungo, ma non molto freddo e da una primavera piovosa, con temperature sotto la media stagionale. Tuttavia l’estate calda e la presenza di buone escursioni termiche, soprattutto nel mese di settembre, hanno portato in vendemmia uve sane e dal profilo aromatico intenso. Il dolce clima autunnale, con una scarsa umidità, ha poi consentito un appassimento lento e ottimale dei grappoli. Le condizioni climatiche dell’annata hanno regalato vini di qualità elevata, contraddistinti da un buon equilibrio tra componente fruttata, polifenolica e acida. La buona presenza di tannini e la freschezza, fanno pensare a un’annata particolarmente longeva e capace di regalare interessanti evoluzioni nel corso dell’invecchiamento.
Molti gli assaggi interessanti, anche se quasi tutti prelevati direttamente dalla botte, con vini che non hanno ancora completato l’invecchiamento e mancano di quell’armonia che solo l’affinamento in bottiglia potrà dare. Ci sono piaciuti in particolare l’Amarone della Valpolicella di Ca’ Rugate, elegante, dal sorso fresco e dinamico; l’Amarone della Valpolicella di Secondo Marco, intenso e raffinato; l’Amarone della Valpolicella Capitel della Crosara di Montresor,dal profilo classico e leggermente speziato; l’Amarone della Valpolicella Le Guaite di Noemi, di grande equilibrio, con bella trama tannica e piacevole freschezza; l’Amarone della Valpolicella Acinatico di Stefano Accordini, che coniuga perfettamente intensità espressiva ed eleganza.Più fruttato e fresco, ma con un bel potenziale, l’Amarone della Valpolicella dei Vigneti di Ettore.Chiudiamo con l’Amarone della Valpolicella Morar di Valentina Cubi, essenziale e quasi etereo nella sua raffinata eleganza. Sempre all’altezza della tradizione le versioni di Bertani, Tenuta Sofia, Cesari, Gamba, Monte Dal Fra’, Degani, Viviani e Zymé.
a cura di Alessio Turazza