L’Italian sounding, quel fenomeno per cui si utilizzano immagini e marchi che fanno riferimento all’Italia allo scopo di vendere prodotti che nulla hanno a che fare con l’Italia. Una truffa a tutti gli effetti, il cui volume d’affari, secondo Assocamerestero, tocca i 54 miliardi: più della metà dell'intero fatturato dell'industria alimentare del nostro Paese.
Una truffa da 54 miliardi di euro
Il cibo italiano è apprezzato e richiesto in tutto il mondo. Se le conseguenze positive di questa fama sono evidenti, lo sono forse meno quelle negative. Una fra tutte è l’Italian sounding: un fenomeno che si riferisce all’uso di immagini, parole o marchi che richiamano le produzioni gastronomiche italiane al solo scopo di vendere prodotti che non hanno alcun legame con lo Stivale. Secondo l’indagine condotta da Assocamerestero, l'associazione che riunisce le 78 Camere di commercio italiane all'estero, il volume d’affari del settore ha toccato una cifra record, 54 miliardi di euro, pari alla metà del fatturato dell’industria alimentare italiana (132 miliardi di euro). L'acquisto di prodotti Italian Sounding, secondo le elaborazioni di Assocamerestero sulla base dei dati Istat, risulta ancor più grave se si considera il dimezzamento dei tassi dell'export del settore alimentare avvenuto nel corso del 2016, rispetto al +6,7% registrato nel 2015.
L’indagine sull’Italian Sounding
L’analisi di Assocamerestero è stata realizzata negli Stati Uniti, in Canada e in Messico, una zona che assorbe circa il 15% dell'intero export di cibo italiano. I prodotti analizzati sono diversi: latticini, pasta, salse, prodotti a base di carne, aceto, olio, prodotti sott'olio e sott'aceto, prodotti da forno e vino. Inoltre, la ricerca si è concentrata su tutti quegli elementi che possono far scattare nella mente del consumatore l’idea di “prodotto italiano”: dal tipo di bene al canale di vendita, dalle caratteristiche del packaging alle differenze di prezzo tra il prodotto imitato e quello autentico.
I prodotti più a rischio
Ed è proprio il prezzo una delle variabili che evidenziano immediatamente il problema: per ogni prodotto spacciato per italiano si rileva in media un prezzo ribassato del 30% rispetto all’originale, con punte che toccano l’80%. Sono i latticini il prodotto più sottoposto al fenomeno dell’Italian Sounding: prendendo ad esempio un mercato importante come quello di Chicago, gli abbattimenti di prezzo oscillano dal -13% della fontina al -38% del “parmesan”, dal -48% dell’Asiago al -50% del mascarpone. In alcuni casi, come a Los Angeles, si toccano picchi del -75% per il provolone, -68% per il gorgonzola e -80% per fontina e pecorino. “Il giro d’affari dell’Italian Sounding ci dice che nel mondo esiste una forte domanda di Italia ancora da intercettare”, ha spiegato Gian Domenico Auricchio, presidente di Assocamerestero, “Siamo infatti convinti che il danno d’immagine arrecato da imitazioni ben lontane dai nostri standard di eccellenza possa essere arginato solo attraverso la diffusione della cultura e dell’educazione al consumo dei prodotti 100% made in Italy e lavorando sulle alleanze che le Camere di commercio estere sono in grado di stabilire con le comunità d’affari locali”.
a cura di Francesca Fiore