Una terra di confine con una storia travagliata e una grande tradizione vitivinicola. È il borgo di Lilliano, e questa è un verticale di Chianti Classico che arriva indietro fino alla prima annata imbottigliata dall'azienda: un incredibile 1958
In questo borgo dove la storia e la natura vivono un tempo tutto loro, il Chianti esprime tutto il suo fascino territoriale e la sua forza, e il sangiovese trova un’eleganza identitaria fatta di continuità e grande tradizione. I Ruspoli, legati a questa tenuta dai primi del ‘900, custodiscono con passione e orgoglio questo angolo paradisiaco tra Siena e Firenze.
La Tenuta di Liliano
A metà strada tra Castellina in Chianti e Monteriggioni, tra Firenze e Siena, il borgo di Lilliano ha rappresentato per secoli una zona di confine. Disputata tra le due importanti repubbliche, quella fiorentina e quella senese, tra il XII e il XIII secolo, per la sua posizione strategica, Lilliano mantiene tuttora il fascino del passaggio e del divenire. La Strada Santa Cristina a Lilliano, che attraversa il borgo e lambisce la bellissima tenuta proprietà della famiglia Ruspoli fin dagli anni Venti, sembra proprio voler ricordare che il passaggio di genti, di eserciti, di olio e di vino, ha sempre fatto parte di questo borgo in qualche modo aperto, accogliente, immediato e luminoso. Il bellissimo viale alberato che parte dalla strada provinciale porta, in poche centinaia di metri, in una dimensione spazio temporale modificata, che la Pieve di Santa Cristina, col suo aspetto sobrio, definisce al meglio.
La storia
“È stato un borgo molto travagliato, più volte distrutto e ricostruito. Firenze e Siena se lo contendevano, così di confine, così strategico. L’aspetto attuale è ottocentesco ma rimane forte l’impronta medievale, che si coglie al meglio guardando la topografia delle strutture oltre che, dal vivo, cantine e mura di cinta”. La proprietà passa di mano in mano fino ad arrivare, per asse ereditario, a quella attuale di Giulio e Pietro Ruspoli. “Negli anni Venti la proprietà venne comprata dalla famiglia della nostra bisnonna. Bisogna attendere però la generazione successiva per i primi vini imbottigliati. Fu infatti nel 1958 che Eleonora Ruspoli Berlingieri, donna moderna e all’avanguardia, indipendente e volitiva, decise il netto cambio di rotta, alla ricerca di una qualità fino a quel momento nemmeno considerata” spiega Alessandro Ruspoli, nipote di Giulio, che ci conduce a visitare la tenuta. In quegli anni venne chiamato l’enologo Giulio Gambelli, che diede un’impostazione classica e territoriale, sopravvissuta alla modernizzazione degli anni Novanta, che i vini di Lilliano raccontano anche oggi. “Dal 2003 il nostro consulente enologo è Lorenzo Landi. Ha affiancato Giulio inizialmente e poi ha preso il suo posto. Ma è stato un passaggio di grande continuità e non certo di rottura, come raccontano i vini stessi. Lorenzo è un grande professionista e soprattutto è rispettoso del volere della proprietà. Noi abbiamo voluto, da sempre, mantenere un certo carattere nei nostri vini. Che è il carattere di questa zona del Chianti Classico, più vicina a Siena che a Firenze, che dà vini di struttura e determinazione”.
Il presente
Ancora oggi per la vinificazione della Riserva si usano le vasche in cemento vetrificate, mentre l’affinamento avviene in botti grandi, da 28 o 34 ettolitri. Negli anni è cambiato il blend della Riserva che ha visto, fino a tutti gli anni Settanta, affiancati al sangiovese anche malvasia e trebbiano, poi canaiolo e colorino fino al 2009, anno in cui il canaiolo è stato sostituito dal merlot, in attesa della prossima vendemmia in cui il sangiovese sarà in purezza. “Il miglioramento del materiale in vigna – dovuto soprattutto a una migliore qualità genetica e agronomica, a una maggiore età del vigneto e certamente a un aumento delle competenze specifiche in materia – ci ha fatto capire che i complementari non sono più necessari per noi. Le uve che vanno a comporre la Riserva provengono invece sempre dagli stessi vigneti, che hanno dimostrato, negli anni, di produrre uva con particolari caratteristiche, adatte all’invecchiamento” dice Ruspoli. “Sono tre, ognuna con caratteristiche diverse” conferma Porcinai, l’agronomo “Casina Sopra Strada ha un’ottima esposizione su ovest e si trova nella parte più alta dei vigneti di proprietà, a 300 metri, su un poggio molto ventilato con terreni che presentano un’importante presenza di scheletro e poca argilla, è stata piantata nel 2007; Rondò ha invece un terreno più profondo, con una componente importante di argilla che dà uve più concentrate e strutturate e risale al 2004; Le Rose è una via di mezzo tra le due precedenti ed è stata piantata nel 2001. Tutte le viti sono potate a cordone speronato. Nel futuro entreranno nel blend della Riserva le uve di Le Piagge, una vigna recentemente ripiantata, che si trova tra i 320 e i 330 metri, su alberese e marna argilloso calcarea, con una grande presenza di calcare”. Sempre nel segno della continuità.
La degustazione
La verticale, molto interessante, racconta la continuità stilistica nei vini di Lilliano. Un buco temporale consistente, dai primi anni Settanta alla fine dei Novanta, toglie un po’ la possibilità di una sguardo omogeneo, ma la bellissima performance dei vecchi millesimi non lascia dubbi sulla qualità delle bottiglie mancanti. Beato che se le trova in cantina…
2011
L’annata calda e poco piovosa ha consegnato un’uva sana e matura che si traduce in un vino di colore intenso, dal naso espressivo, con note precise di frutti di bosco scuri, foglia secca, spezie. La bocca è avvolgente e intensa, alcolica, rotonda e molto saporita, con un tannino preciso e amalgamato e un’acidità non sbandierata ma che lavora nelle retrovie e sostiene con nonchalance tanta materia. Finale mediterraneo, con belle sensazioni di erbe officinali.
Valutazione: 88
2010
L’annata, notoriamente più fresca, regala un vino più sfumato e intrigante nei diversi chiaroscuri. Al naso, al frutto nero si accompagna anche una bella fragola matura, seguita da sensazioni di lavanda e alloro, fiore secco, pepe, con vaghe sensazioni balsamiche. Pur rimanendo un vino di struttura e materia ha dalla sua una maggiore acidità del precedente, che regala tensione e lunghezza, e un finale davvero affascinante, con note di sottobosco e humus.
Valutazione: 92
2008
Annata abbastanza calda ma piovosa, regala vini freschi e leggiadri. Alla tipica nota di frutto nero, gelso e ribes nero, si accompagnano sensazioni più verdi, di erba appena tagliata, alloro e salvia. La bocca rimarca la buona acidità di fondo e una certa rigidità tannica, per un finale largo e appagante.
Valutazione: 89
2007
Il naso racconta fedelmente l’annata calda, con i toni di confettura di prugne, fieno e tabacco da pipa. La sensazione di frutta matura torna all’assaggio, accompagnata da una rotondità generale e una certa alcolicità, con un tannino un filo asciutto e una certa rigidità sul finale.
Valutazione: 86
2005
Annata fresca e piovosa che consegna un vino nell’insieme un po’ affaticato ma di fascino. Il naso ricorda la frutta matura, anche in confettura, le foglie del sottobosco, la scatola di sigari, l’alloro e i chiodi di garofano. La bocca è un po’ stretta e la chiusura repentina ma il finale riprende di slancio su un tannino che ha ancora molto da dire.
Valutazione: 86
2004
Un naso molto particolare definisce questo millesimo, con sensazioni di roccia e ferro, catrame, frutta nera, cenni balsamici. La bocca ha tensione e beva, è raffinato aromaticamente e regala un bel finale, fragrante e coerente.
Valutazione: 88
2003
I limiti dell’annata, torrida, si fanno sentire in questo vino più convincente al naso che in bocca. Le sensazioni di frutta matura, more, mirtilli, si intersecano a quelle di frutta sciroppata, prugne e pesche gialle, mantenendo però freschi richiami di alloro. La bocca è godibile ma manca di allungo, a causa di un tannino tranchante che chiude repentinamente il finale.
Valutazione: 85
1998
Una bellissima e sorprendente versione, in cui gli aspetti evolutivi hanno carattere e fascino. Il naso alterna note più evolutive, frutto nero in confettura, foglia secca, tabacco da pipa, tamarindo, a note più fresche e leggiadre, di rosmarino e fiore. La bocca è progressiva e di grande tensione, senza cedimenti, con avvincenti note di coloniali e di rosmarino, che torna vivace sul finale.
Valutazione: 93
1971
Il naso evidenzia precise note evolutive, in cui si distinguono la terra bagnata, le foglie secche, cenni di amaretto e bellissime sensazioni di zafferano. La bocca, pur mantenendo un suo equilibrio tra dolcezza e acidità, è penalizzata in chiusura da un tannino eccessivamente asciugante. Comunque affascinante.
Valutazione: 88
1964
Un vino di altissimo livelli, dal naso straordinario, per integrità e finezza: sensazioni autunnali di sottobosco, funghi, bacche, scorza d’arancia, alloro e zafferano, una delicata sensazione di tostato, che rimanda la legno di castagno. La bocca è freschezza e dolcezza allo stesso tempo, e il tannino è sostenuto ma morbido.
Valutazione: 91
1958
Un naso decadente e allo stesso tempo reattivo, che dopo l’iniziale riduzione regala sensazioni di ciliegie sotto spirito, lapis, goudron e asfalto bagnato. La bocca ha tensione e il finale tiene lungamente, con una chiusura pulita e nitida che rimanda alla scorza d’arancia essiccata.
Valutazione: 90
Tenuta di Lilliano | Castellina in Chianti (SI) | tel. 0577 743070 | www.lilliano.com
a cura di Eleonora Guerini
foto di Sandro Michahelles
Articolo uscito sul numero di Luglio 2016 del Gambero Rosso.
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