Un'operazione record da 66 miliardi di euro per l'acquisizione del gruppo statunitense specializzato in sementi Ogm. Tanto ha messo sul piatto la tedesca Bayer, che ora controllerà significative quote di mercato per pesticidi e sementi. Polemiche sul monopolio e sull'inquinamento da glifosato.
La fusione da record
Da oggi c'è un nuovo leader alla guida dell'agricoltura globale. E non è detto che sia un bene, specie se i nomi coinvolti sono quelli di Bayer e Monsanto. L'una, l'azienda tedesca di Leverkusen, gestisce un impero della farmaceutica, tanto da potersi permettere di pagare sull'unghia 57 miliardi di dollari, che finiranno nella casse dell'altra, Monsanto, a sancire la sua acquisizione (ma in totale si parla di un'operazione record da 66 miliardi). La trattativa, considerando la posta in gioco (che di fatto condurrà alla nascita di un vero e proprio colosso dell'agribusiness), si è protratta per diversi mesi, dall'iniziale proposta di fusione avanzata a maggio alla chiusura delle operazioni qualche ora fa, salutata con soddisfazione da Werner Baumann, chief executive di Bayer in carica da nemmeno un anno, che ha subito rivendicato una strategia di espansione mai tentata prima dall'azienda tedesca, fuori dai confini della farmaceutica tradizionale, e invece orientata a recepire gli stimoli dell'agrichimica. Dal canto suo Monsanto prevede di rafforzarsi al cospetto di una concorrenza internazionale sempre più agguerrita. Tutti contenti? Non proprio, e le motivazioni dei detrattori sono facilmente intuibili.
Le reazioni. Timori per il mercato agricolo
I timori si concentrano principalmente sui diserbanti di cui entrambe le aziende fanno uso smodato, la tedesca in relazione alla produzione e sviluppo di pesticidi, la seconda – nel mirino anche per un'aggressiva politica degli Ogm - in merito alla coltivazione di sementi. E proprio su questi comparti si concentrerà la leadership di Bayer, da oggi detentrice del 24% del mercato dei prodotti chimici e del 30% di quello delle sementi. Ma l'Italia agricola come ha reagito alla notizia? Slow food non aveva tardato a definire l'operazione “un matrimonio da brividi”, Coldiretti, nelle parole di Roberto Moncalvo, teme “una posizione di monopolio” che potrebbe determinare un aumento deleterio dei prezzi. E del resto la fama negativa conquistata sul campo da Monsanto, che pure vanta una storia ultracentenaria, è maturata nell'ambito del controverso business agrichimico adottato negli ultimi 20 anni: paladina della causa Ogm, l'azienda ha cavalcato l'onda delle biotecnologie applicate alle sementi, sfruttando a proprio vantaggio un aumento di prezzi evidente soprattutto per mais e soia, oggi quasi totalmente coltivati da sementi biotech.
Il rischio monopolio e le accuse a Monsanto
Ora che il settore vacilla, invece, potrebbe aver preferito rifugiarsi tra braccia sicure, sostengono gli analisti, e pure Coldiretti: “L’acquisizione è stato spinta dallo storico flop delle semine Ogm che sono crollate del 18 per cento in Europa nel 2015 e per la prima volta fanno registrare anche una inversione di tendenza a livello mondiale con 1,8 milioni di ettari coltivati in meno”. Obiettivo: concentrare la commercializzazione di fitofarmaci e sementi per garantirsi profittianche in questo momento storico, sulla scia delle ultime fusioni che hanno coinvolto Dow Chemical e Dupont o Chemchina e Syngenta.
Altra storia che pesa sul piatto della bilancia dei detrattori quella che riguarda le accuse di inquinamento ambientale con risvolti negativi per la salute dell'uomo: dal micidiale Agente Orange dalla guerra del Vietnam alla produzione più recente di Roundup, erbicida a base di glifosato potenzialmente dannoso per la salute, la fedina di Monsanto non sembra proprio impeccabile. E Bayer eredita anche questo. Pacchetto completo (ma pure una quota del 36% del mercato statunitense di mais, per dirne una).
a cura di Livia Montagnoli