Scoprire il vino e la società del '900 attraverso le liriche di 4 grandi poeti. In tutti c'è una matrice ermetica, ma ognuno la sviluppa in modo personale, e ognuno, infine, parla di vino.
Sono quattro i poeti che leggiamo oggi per conoscere la poesia italiana del '900 e scoprire come, nell'Italia moderna, quella in cui riconosce più da presso il mondo in cui viviamo noi ora, i poeti cantavano il vino. Sono modi diversi di usare il linguaggio poetico. Ma i temi sono spesso simili
Eugenio Montale
Come endoscheletri abbandonati sulla spiaggia. Così sono gli uomini moderni: logori, inanimati, relitti abbandonati. Ovvero Ossi di seppia. Per Eugenio Montale (1896 – 1981) si vive in un'epoca in cui i poeti possono solo testimoniare di questa condizione esistenziale, e farlo principalmente per negazione. Così è per lui, sorretto da una ricerca di dignità morale senza per questo porsi a guida, illuminato da emozioni, idee e richiami simbolici che trasformano l'esperienza in testimonianza. Sono immagini che talvolta sembrano dare una risposta al male di vivere.
Bibe a ponte all’asse
Bibe, ospite lieve,la bruna tua reginetta di sabato
mesce sorrisi e Rufina di quattordici gradi.
Si vede in basso rilucere la terra fra gli aceri radi
e un bimbo curva la canna sul gomito della Greve.
Giorgio Caproni
Poeta, critico letterario, traduttore, per Giorgio Caproni (1912 – 1990) tutto gira intorno alla parola. E con la consueta metrica spezzata cerca di fermare in immagini una realtà sfuggente. Fino a trasformare questa inadeguatezza a tema poetico, nell'ultima fase della sua attività artstica. Vorace lettore, oltre che fecondo scrittore, si appassionò allo studio dei suoi contemporanei, primi tra tutti Montale, Cardarelli e Sbarbaro.
Borgoratti
Anche le vampe fiorite
ai balconi di questo paese,
labile memoria ormai
dimentica la sera.
Come un’allegoria,
una fanciulla appare
sulla porta dell’osteria.
Alle sue spalle è un vociare
confuso d’uomini – e l’aspro
odordel vino.
Libero De Libero
Nelle liriche di Libero De Libero (1906 – 1981), l'ermetismo è saldamente legata alla terra, così come altri poeto (il più noto Salvatore Quasumodo) che si riconducono alla linea meridionale dell'ermetismo. Qui il legame con il la natura e i luoghi della sua vita si fanno saldi e concreti, capaci di restituire paesaggi solenni (quelli della Ciociaria) e sentimenti intensi, tra le fila di una sintassi ellittica e allusiva che muove versi densi e pieni di emozioni.
Convegno con brindisi
Bevo e tu, luna compagna, mi dai l’ombra
e a bere il nostro vino siamo in tre,
a goderci nel breve recinto.
Ma presto tu , luna, anneghi nel bosco ,
strappandomi l’ombra dalle spalle,
e il brindisi si chiude del convegno.”
Questo breve componimento ci fa tornare in mente il grande Li Po
Piero Bigongiari
Al contrario di Libero De Libero, fu uno degli esponenti dell'ermetismo purista, la variante più astratta, mistica e religiosa dell'avanguardia non codificata, come lo stesso Piero Bigongiari (1914 – 1997) definiva l'ermetismo. Accentuò la tendenza metafisica, tessendo liriche sul tema dell'assenza che solo nella sua produzione più tardiva trovarono un equilibrio tra la realtà e a sua rappresentazione simbolica.
Le tue labbra
Le tue labbra di crosta hanno baciato il fuoco,
o splendore dei fulmini scosceso
nell’imo minerale della terra:
non è un giuoco qui vederti, inatteso tragico chiarore
che dire giorno è tentare di accendere con due pietre le foglie secche
che il vento, se non stai attento, sparpaglia
quand’ecco , inatteso tra le ciglia accese e spente del mare,
il tuo sguardo acciarino e bagna il fuoco
d’un nero porporino.
Oh, non lasciarti amare
che da un altro elemento. Obliamo nel tuo vino.”
a cura di Giuseppe Brandone
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