Troppa acida, poco corposa, non aromatizzata a sufficienza. Grazie all'intelligenza artificiale e a complicati algoritmi ora i consumatori possono scegliere come ottenere la birra perfetta. E suggerire la ricetta ai mastri birrai. La startup inglese.
Che dietro a una buona birra artigianale ci sia tanta conoscenza della materia prima e una buona dose di competenza scientifica molti non lo sospettano nemmeno. Ma provate a chiedere cosa ne pensa in merito a un mastro birraio, che con reazioni chimiche, microbiologia, ph e soluzioni acide e basiche deve fare i conti ogni giorno. Materia complessa quella della produzione brassicola, eppure da secoli praticata dall'uomo, dapprima (e per molto tempo, fin quasi al limitare del XIX secolo) senza averne troppa contezza, sull'onda delle fermentazioni spontanee, oggi supportata dalle tecnologie più disparate. Spingendosi pure a esiti paradossali, come quando entrano in gioco sofisticati algoritmi che chiamano in ballo social network e internauti. Come sarebbe?
Birra AI. La parola al cliente
La birra in questione, non a caso, è stata ribattezzata AI – intelligenza artificiale – ed è frutto del perfezionamento delle ricerche portate a termine dalla start up londinese IntelligentX, che “sostituendosi” ai mastri birrai ha messo a punto un algoritmo che passa in rassegna le caratteristiche della birra associandole a specifici passaggi della produzione, alla tipologia e alla dose degli ingredienti. Quel che succede una volta che il prodotto arriverà sul mercato è la conseguenza più innovativa del progetto: dopo aver assaggiato la birra, il cliente può relazionarsi con i produttori tramite un bot di Facebook Messenger, che gli permetterà di esprimere gusti, preferenze, punteggi da 1 a 10 sulle qualità del prodotto ed eventuali modifiche della ricetta da suggerire. All'azienda il compito di registrare e analizzare il responso, stilare un bilancio del gradimento generale e modificare la ricetta in base ai trend più significativi. Questo vuol dire che ogni lotto sarà diverso dall'altro, poiché la ricetta si affinerà di cotta in cotta grazie al gusto dei consumatori. Intelligenza artificiale al servizio del consumatore, dunque, ma anche utile strumento per i produttori, che potranno ricevere i feedback dei clienti in modo più rapido e funzionale.
Basti pensare che le ricette delle prime birre AI prodotte in Inghilterra, in quattro varianti diverse (4.50 sterline ciascuna), sono già cambiate oltre 10 volte. Con l'obiettivo di creare la birra perfetta?