È da tempo che si discute la possibilità di creare piatti d’autore con la stampante 3d. A Londra ci sta provando un nuovo ristorante pop up che propone ricette della tradizione eseguite con nuove tecnologie.
Cucina e sala 3D. Fantasia o realtà?
Un panorama schizofrenico quello della ristorazione londinese, in continua evoluzione e costante fermento. Come ogni novità che si rispetti, anche l'esperimento del ristorante 3d ha trovato terreno fertile nel capoluogo inglese per tentare l'avventura di un'innovazione gastronomica mai vista prima con questo rigore in una cucina professionale. Si chiama Food Ink ed è il primo locale pop up dove tutti i piatti sono realizzati con stampante 3d. Dal cibo alle posate, dai tavoli ai piatti, tutto all’interno del ristorante è creato su misura con le stampanti di ultima generazione, strumenti ormai noti per gli utilizzi più disparati, creazioni gastronomiche alternative comprese, ma ancora molto da approfondire per i benefici che potrebbe garantire al settore della ristorazione.
Il menu di Food Ink. Presto in tour
Il menu ideato per Food Ink coniuga la cucina britannica classica a quella molecolare, partendo da sapori e abbinamenti tradizionali della gastronomia inglese, rivisitati e reinterpretati secondo il gusto contemporaneo. Al momento, solo una decina di commensali hanno potuto gustare i piatti del ristorante, realizzati davanti ai loro occhi, al prezzo di 264 sterline per 9 portate. La cena si è svolta al Dray Walk nel quartiere di Storeditch, a cura degli chef Joel Castanye e Mateu Blanche, rispettivamente provenienti da El Bulli e La Boscana. La stampante è firmata byFlow, compagnia ideatrice di Focus, prima stampante portatile 3D multi materiale creata nel 2014. Ma come funziona questo macchinario? In realtà occorrono pochi e semplici step: tutti gli ingredienti, una volta ridotti in pasta, vengono poi inseriti in un contenitore a siringa che è collegato alla stampante. “Per aggiungere magia alla magia” spiegano gli ideatori sul sito del ristorante, facendo appello all'arte, alla creatività, alla poesia, alla tradizione, qualità senza le quali “la tecnologia è priva di significato”.
“Una scelta più che giusta, perché la novità attrae sempre, bisognerà però aspettare per capire quale sarà la risposta del pubblico, anche a lungo termine”, ha commentato il consigliere della Federazione Italiana Cuochi ed esperto di nuove tecnologie di cotture chef Fabio Tacchella. “Come per la nouvelle cuisine e dopo di questa la cucina molecolare”, aggiunge, “anche questa tecnica ‘alle stampanti’ può dare spunti positivi e interessanti al settore della ristorazione”.
E attenzione a seguire da vicino gli sviluppi futuri, perché presto – entro la fine del 2016 – l'evento potrebbe essere replicato in diverse città del mondo, grazie a Food Ink on tour: da Berlino a Sydney, da Tokyo a Singapore, una tappa è prevista anche a Roma.
a cura di Michela Becchi