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'Nabirretta Neurodiversa. La birra artigianale che aiuta i ragazzi autistici

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Un birrificio artigianale tra i più noti del Lazio e un progetto di avviamento al lavoro che vogliamo sostenere. Così nasce la birra chiara “neurodiversa”.

Una birra buona, anzi di più. È quella prodotta dal birrificio Birradamare di Fiumicino, una realtà che nella Capitale molti conoscono per il suo prodotto più noto: 'nabiretta. Ironico nome che richiama al nomignolo popolare, che fa riferimento a un prodotto non impegnativo, dal consumo facile e immediato. Così 'nabiretta è una tra le etichette più diffuse, soprattutto a Roma e dintorni. Ma non è di questo che vogliamo parlarvi oggi. Ma di un progetto che nel birrificio agricolo ha trovato la possibilità di svilupparsi. A partire da un'idea dell'Associazione Dalia Blu

 

Dalia Blu

Blu è il colore dell'autismo”, spiega Valentino Martiri, che ha dato vita all'associazione. E Dalia? È la fusione di metà dei nomi dei suoi due figli: Davide e Giulia, che soffre di una lieve forma di autismo, neurodiversità secondo la definizione di Judy Singer. E neurodiversi sono i ragazzi che l'associazione punta a sostenere, in prima battuta creando delle opportunità di integrazione sociale, dal lavoro alle vacanze. Insomma fare in modo che queste persone possano svolgere una vita il più possibile autonoma e affine a quella dei loro coetanei, ma soprattutto di inserirsi nel mondo lavorativo per riuscire a conquistare l'indipendenza economica. Attualmente le prospettiva non è molto incoraggiante: per esempio, per i giovani che frequentano la scuola, è prevista un'indennità di frequenza “210 euro al mese per i 9 mesi dell'anno scolastico”. E dopo? Dopo nulla. Finita la scuola che succede? “Se non viene riconosciuta l'invalidità con accompagno, praticamente non c'è sostegno economico” dice Valentino. L'invalidità che prevede l'assegno di accompagnamento è quella al 100%, che nel caso dell'autismo, soprattutto quello nelle forme meno forti, non viene quasi mai riconosciuto come tale. “Anche perché è un tipo di problematica che ha un andamento non sempre evidente, ma ugualmente limitante”. Per esempio Giulia impara ora, alla soglia del diploma di scuola superiore, ad attraversare da sola la strada e a contare i soldi, che significa che ha bisogno di qualcuno che la segua in alcuni aspetti nella quotidianità. “Ma questo non significa che non possa essere inserita in un progetto lavorativo”. Anzi: ogni individuo ha le sue attitudini che, soprattutto nei malati in forma lieve, possono rappresentare una risorsa nel lavoro. “Chi è più manuale, chi ha propensione per i calcoli, chi il pallino per la geografia e chi inclinazione per l'arte”. Esistono delle cooperative sociali così come esistono le categorie protette nelle aziende, per assicurare l'inserimento del mondo lavorativo, ma non è facile. “La fortuna è che Giulia ha una famiglia alle spalle che le permette di fare una vita agiata e tranquilla, ma vorremmo che non fosse solo una questione legata a noi”.

 

'Nabiretta Neurodiversa

Proprio nell'ottica di permettere ai ragazzi di fare un'esperienza lavorativa Valentino, forte dei suoi contatti nel mondo brassicolo (è rappresentante di macchinari per la produzione della birra) ha dato vita al progetto che ha portato alla produzione di una chiara: 'Nabiretta Neurodiversa. “Devo trovare il modo di farli lavorare” dice, e così ha studiato e finanziato il progetto che ha coinvolto 4 ragazzi con lievi forme autistiche e alcuni psicologi di sostegno del gruppo di lavoro dello studio di Psicologia e Psicoterapia cognitivo-comportamentale OfficinaMente. Hanno lavorato per 3 ore al giorno, per 10 giorni, nello stabilimento di Birradamare, “che ci ha messo a disposizione la struttura rinunciando alla loro regolare produzione per donarcela”. I ragazzi sono entrati nel ciclo produttivo e dopo la fine del lavoro si incontravano con gli psicologi per ragionare sull'esperienza vissuta, importante come avviamento professionale: “gli abbiamo fatto capire cosa significa svolgere un'attività lavorativa” con le sue regole e gli obblighi, dalla puntualità al rispetto degli impegni presi, ai ruoli che, anche in una catena di montaggio, devono essere rispettati. “Anche perché se l'obiettivo è che possano entrare nel mondo del lavoro, e questo non sarà tenero”. L'esperienza ha però avuto un suo valore anche dal punto di vista relazionale. Come è stata vissuta? “Ne erano entusiasti e chiedono spesso quando potranno ripeterla”.

 

I costi

Valentino ha sostenuto le spese del progetto: dall'assicurazione temporanea alla retribuzione dei ragazzi (la stessa dei dipendenti di Birradamare) a quella degli psicologi che hanno partecipato al progetto. Quale è il costo di un'esperienza del genere? “Dai 3 ai 5000 euro”. Che potrebbero essere ripagati dalla vendita della birra. Sono state prodotte 3500 bottiglie, e alcune ancora sono disponibili, il ricavato della vendita sosterrà un nuovo progetto. “Dobbiamo ringraziare Birradamare che, oltre a metterci a disposizione gli spazi ci ha fatto di usare il loro marchio, permettendoci di sfruttare la loro visibilità” che, in più, è anche una garanzia di qualità della birra: una chiara, beverina, fatta secondo il criterio dell'artigianalità e della qualità. “Parecchi locali hanno avuto la sensibilità di accogliere questo progetto e vendere la nostra birra, abbiamo poi partecipato a eventi e organizziamo diverse iniziative”, come quella di martedì 14, presso la Compagnia del Pane di Via dei Colli Portuensi di Roma, che ospiterà le nostre birre accompagnandole a una degustazione di pani e pizze.

 

http://www.dalia-blu.it/

 

 

a cura di Antonella De Santis


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