Fa parte integrante del progetto Parma, io ci sto!, che tre grandi realtà industriali del territorio – Barilla compresa – hanno intrapreso per rafforzare la sinergia tra cultura, cibo, turismo e formazione, così che tutto il territorio della Food Valley possa beneficiarne. E l'idea è quella di realizzare un dipartimento di formazione a tema food che sia riferimento nel mondo. Come riuscirci?
Parma, io ci sto!
L'occasione per presentarsi al pubblico potrebbe offrirla il Gola Gola Festival (a cui parteciperà anche Gambero Rosso, qui il programma) già il prossimo fine settimana, con l'Università di Parma in piazza per approfondire diversi temi legati all'ambito alimentare, dalla promozione e tutela del made in Italy alla chimica del gusto, con ricercatori, professori, studenti e dottorandi dell'Ateneo. Ma il progetto che corre parallelo con il sostegno – e per iniziativa – di tre grandi realtà industriali del territorio (Barilla, Chiesi e Dallara) è ben più ambizioso e trasversale (vedi Manifesto presentato l'8 marzo scorso al Teatro Regio) e lo racconta con maggior dovizia di particolari il Sole 24 Ore, ponendo l'accento sul tema gastronomico, che però non è l'unica forza in gioco. Ma dopo il riconoscimento Unesco come capitale creativa della gastronomia, la città è certamente pronta per proiettare nel mondo un'immagine di se stessa sempre più focalizzata sulla cultura e sull'educazione alimentare, con l'idea concreta di fare dell'Università cittadina un vero e proprio hub d'eccellenza internazionale per l'insegnamento di una materia tanto complessa e affascinante. Un'università del food che richiami studenti da ogni parte del mondo, insomma, che su quattro assi portanti orienti la bussola della formazione qualificata: cultura, cibo, turismo, formazione/innovazione. Quattro facce della stessa medaglia che per il momento confluiscono nel progetto ribattezzato Parma, io ci sto!, che “parte da ciò che si ha per valorizzarlo e metterlo a fattor comune, perché di fronte alla complessità crescente del mondo dobbiamo lavorare insieme per essere i numeri uno”, come ha sottolineato Paolo Barilla in occasione della presentazione dell'iniziativa.
L'università del cibo. Modello per il mondo
E l'ateneo di Parma dovrebbe beneficiare e farsi promotore del progetto al tempo stesso, ospitando un dipartimento Agroalimentare di riferimento mondiale, per stimolare lo sviluppo del territorio rafforzando la sinergia tra cibo, conoscenza e turismo. A perseguire l'obiettivo si sono già detti favorevoli 45 aziende, ma la strada è ancora lunga. Intanto le realtà coinvolte proporranno un'anticipazione sul tema organizzando quattro laboratori aperti al pubblico: il 13 giugno sarà l'Accademia Barilla ad aprire i giochi, con un incontro focalizzato sul cibo; poi sarà la volta del Teatro Regio (il 14) con un dibattito sulla cultura, e a seguire (il 16) un laboratorio sul turismo organizzato da Dallara e un ultimo incontro su formazione e innovazione al campus universitario il 29 giugno. Esiste già anche una piattaforma online, che da qualche mese sonda il terreno per raccogliere stimoli, idee, adesioni. Mancano invece i finanziamenti, ma si spera di attrarre presto realtà pronte e investire sul progetto. Anche perché il sistema del food parmense porta in dote un'identità alimentare che vale oltre 8 miliardi di euro, tra prodotti a marchio certificato, aziende d'eccellenza, organismi internazionale come l'Efsa. Ma forse è ancora presto per i proclami, e l'appuntamento con l'università internazionale del cibo è rimandato a data da destinarsi.