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Versi di vini. Ovidio: l'arte di amare e il vino della seduzione

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Continua il nostro viaggio alla ricerca delle liriche che raccontano il vino. Vi presentiamo oggi una poesia di Ovidio. Il poeta dell'amore ci dà alcuni consigli per sedurre una donna sposata. Ovviamente grazie a del buon vino. Badate: era l'antica Roma, ma niente è cambiato. 

Ovidio (43 a.c. – 18 d.C.)

 
Ancora giovanissimo, venne a Roma per studiare retorica e comporre poesie. Accolto nella corte dell’imperatore Augusto, vi condusse vita brillante e conobbe i maggiori poeti del suo tempo come Orazio e Propezio. Ovidio fu autore delle Metamorfosi, dei Fasti e dell’Ars Amatoria, una summa erotica destinata alla società elegante della Roma augustea, che fece del nostro poeta il suo interprete e il suo beniamino. 
 
Nel primo libro dell’Ars Amatoria (versi 565-582 e 589-602 ), Ovidio dà utili e pratici consigli per un uso corretto del vino nel corso delle varie schermaglie amorose.
 
Quando, dunque, ti saranno offerti i doni di Bacco sulla mensa
 
e avrai una donna accanto a te sul letto tricliniare,
 
prega il padre Nyctelio* e i sacri riti della notte
 
di far sì che il vino non ti dia alla testa.
 
Allora con parole coperte potrai dire molte frasi allusive
 
che lei intenda come rivolte a sé,
 
potrai con poche gocce di vino scrivere leggere lusinghe
 
così che sulla tavola lei legga d’essere la padrona del tuo cuore;
 
potrai guardarla negli occhi  con occhi che rilevano il tuo amore:
 
anche uno sguardo muto ha spesso voce e parola.
 
Cerca di afferrare per primo la coppa che ha toccato
 
le sue labbra e bevi dalla parte che ha bevuto lei;
 
e qualunque cibo assaggi con le dita,
 
prendine anche tu e toccale, nel prenderlo, la mano.
 
Tuo desiderio sia anche quello di piacere al marito della donna:
 
a voi sarà più utile una volta diventato amico.
 
Se toccherà a te bere per primo, fa bere prima a lui…
 
… Noi ora ti daremo una precisa misura per il bere:
 
che la mente e le gambe svolgano bene il loro ufficio.
 
Evita soprattutto le ingiurie provocate dal vino
 
e la mano troppo pronta alla rissa selvaggia.
 
Se hai voce canta, oppure, danza se hai le braccia sciolte 
 
e cerca di piacere per quelle doti con cui puoi piacere.
 
L’ebbrezza, se è vera, nuoce, ma gioverà se è simulata.
 
Fa che la lingua finga d’incepparsi con suoni balbettanti,
 
in modo che qualunque cosa tu dica o faccia con troppa sfrontatezza
 
sia attribuita a quell’unica cosa: il troppo vino.
 
“Salute alla signora” - dirai – “Salute a chi dorme con lei”.
 
( ma in cuor tuo prega che al marito, venga un accidente )
 
a cura di Giuseppe Brandone
 
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