Gas serra, anidride carbonica e riscaldamento globale, tre argomenti di cui si è sentito parlare a lungo negli ultimi dieci anni. Ma come, questi allarmi climatici, potrebbero influenzare quello che mangiamo?
I ricercatori hanno iniziato studiando uno degli alimenti più antichi: il pane. Il gruppo di ricerca del governo australiano di Victoria, guidato dal dottor Glenn Fitzgerald, professore dell'Università di Melbourne, ha effettuato uno studio sul valore proteico del glutine e sugli effetti che il cambiamento climatico potrebbe avere sulla pianta.
La ricerca
Stando ai risultati, entro il 2050, la quantità di proteina all'interno del grano sarà ridotta dal 2 al 14% se il livello di anidride carbonica continua ad aumentare.
Il risultato? Pani più piccoli e meno elastici. La farina diventa più povera a livello proteico e anche più debole. Il pane del 2050 è stato preparato all'interno dell'“Agface”, un'area dove sono state create le condizioni climatiche previste per il futuro, con la concentrazione carbonica che ci si aspetta di avere fra trentacinque anni. Il pane non è stato assaggiato, ma ne è stata studiata la consistenza e la dimensione, decisamente ridotta rispetto allo standard attuale.
Pro e contro
Più CO2 e meno proteine, ma anche più campi di grano. “Ci sono anche dei lati positivi, che stiamo cercando di accentuare”, spiega Fitzgerald. Infatti, se da una parte il diossido di carbonio (CO2) riduce le proteine del grano, rendendo l'impasto del pane meno elastico, dall'altra fa crescere più in fretta la pianta. “All'aumentare della concentrazione atmosferica del diossido di carbonio, il livello di azoto nelle piante si riduce”, continua il medico, e questo influenza la struttura della pianta.
Come fermare questo fenomeno? I ricercatori stanno lavorando proprio su questo. “Abbiamo ancora tutto il tempo”, ha dichiarato il dottor Fitzgerald al Telegraph. Quello che gli studiosi intendono fare è indagare sulle tipologie di grano e cercare di capire se è possibile ottenere una varietà resistente ad un elevato livello di diossido di carbonio.
a cura di Michela Becchi