Non è affatto un caso che Il Palato Italiano, per promuovere la sua attività, stia lavorando attorno alle implicazioni concettuali del concetto di tempo, di ritmo, di pazienza. Non tanto per un discorso di stagionalità, pur fondamentale per chi si occupa di prodotti&produttori, quanto per un discorso di relax finanziario che è l'unica precondizione per realizzare progetti come questo e con queste caratteristiche.
Di start-up dedicate all'e-commerce di prodotti italiani d'eccellenza da portare all'estero ce ne sono sempre di più. Di club gourmet esclusivi, e per ricconi, a bizzeffe. Di scuole di cucina hi tech pure. Di realtà che propongono pacchetti turistici tailor made top level e a elevato tasso di emozionalità idem. La società bolzanina fa cose che fanno anche altri, dunque, ma con importanti elementi di innovazione: cerca di farle tutte assieme mettendole a sinergia, cerca di farle al massimo della qualità (e della tecnologia) e può farle senza l'angoscia del break even. Non è cosa di poco conto e permette in questa fase di avere un approccio più mecenatistico, lungimirante, di medio periodo.
Il Palato Italiano: oltre il ricettario
Ma riavvolgiamo il nastro. Cosa è Il Palato Italiano? Il progetto nasce come un aggregatore di ricette che, in 10 anni di lavoro, ha accumulato qualcosa come 16mila referenze tutte consultabili in un'ottica web 3.0 (e dunque semantica) con tanto di chef-avatar pronto a guidare chi vuole cimentarsi. Ma la famiglia Bertani – imprenditori di successo nel campo dell'ospitalità e dell'autotrasporto – si era convinta che Scrinium, così si chiamava e si chiama il corposo ricettario, non fosse sufficiente da solo. Che occorresse affiancargli altri servizi. E così via via è nato un piccolo hub gastronomico a tutto tondo che negli anni si sta componendo e che ora, dopo qualche mese di rodaggio, dopo più di 4 milioni di euro di investimento e dopo le primissime campagne pubblicitarie online ultra targetizzate è pronto a presentarsi.
Il club riservato e la scuola di cucina a distanza
Il punto di partenza è un club riservato. La membership oggi è gratuita, ma presto avere a disposizione i servizi della casa costerà un fee variabile a seconda del livello. Gli eventi personalizzati per definizione sono potenzialmente infiniti, basta chiedere e, ovviamente, pagare. Tra questi c'è tutto il mondo del turismo esperienziale che va sotto il nome di Esplorabo. Più strutturato è invece il sistema di formazione e teleconferenza che permette alla società di realizzare lezioni di cucina e di distribuirle live a distanza tramite schermi. Immaginatevi una lezione di cucina frontale (tipicamente per 8 persone contemporaneamente) dove però di fronte agli alunni in parannanza non c'è lo chef professionista in presenza fisica, bensì in telepresenza remota. Lo chef – l'executive del Palato risponde al nome del quarantenne Filippo Sinisgalli, esperienze all'Armani Hotel di Dubai e poi all'Albereta di Marchesi e all'Esplanade di Desenzano – può così tenere la sua lezione tranquillamente dalla sede di Bolzano e i discenti possono starsene nella filiale di Miami. E non è una Skype call con tutti i difetti del caso: la tecnologia del Telecooking è un armamentario customizzato per il Palato da Cisco e Ibm con un livello di dettaglio, regia, affidabilità, potenza e gestione non indifferenti. Quanto alla resa, basti sapere che in aula lo chef è in video a dimensioni reali e a sua volta vede gli studenti a figura intera, potendo focalizzare l'inquadratura su uno o sull'altro. Prezzo per una lezione di un'ora? Circa 400€, con tante possibilità di personalizzare l'esperienza. Secondo Il Palato Italiano siamo in presenza della “prima esperienza di corsi di cucina a distanza”, la sensazione è di osservare qualcosa che ha elementi a che spartire con la telemedicina.
E-commerce e video professionali
Ma l'esperienza offerta da Il Palato Italiano non sarebbe completa senza il commercio elettronico. Qui la filiera è complessa e parte da un panel che lavora alla scelta dei produttori. Vengono visitate le aziende o si invita l'artigiano a Bolzano. Ci si accerta che abbia le caratteristiche adeguate a partecipare al progetto (piccolo, sì, ma abbastanza organizzato da non lasciare a bocca asciutta i clienti). Si impianta un complesso e davvero rigoroso sistema logistico che vede i magazzini di Bolzano e di Miami come punti di riferimento per il delivery in Europa e Nordamerica. Si spedisce una troupe televisiva di tutto punto a casa del produttore per la realizzazione di filmati professionali che permettano al cliente, una volta sul sito e pronto a comporre il proprio carrello, di godersi una presentazione video in full hd per comprendere a fondo il prodotto che sta per acquistare. Qualche nome? Il Balsamico di Modena invecchiato 25 anni di Acetaia Malpighi, gli spaghettoni Fabbri, e non solo quelli, il culatello di Zibello dell'Antica Corte Pallavicina, i prosciutti Devodier e poi ancora formaggi, conserve, riso, vini e liquori d'autore.
Telepresence ed esperienze sul campo
Il Palato Italiano ha, sempre in collaborazione con Cisco, incorporato in sede anche il servizio di Telepresence con l'obbiettivo di utilizzarlo soprattutto per il rapporto tra i soci del club e i produttori. Se le linee di business fin qui descritte risultano piene di potenzialità, trasportare un sistema di business meeting (il Telepresence viene usato dalle grandi multinazionali per tenere un consiglio d'amministrazione quando uno dei consiglieri si trova in un'altra sede della società, per esempio) nel mondo dei piccoli produttori di nicchia appare un po' forzato. Ancor più forzato pensare che, grazie alla app del servizio scaricabile su smartphone, il produttore porti a spasso live gli astanti grazie alla fotocamera del suo telefonino. Insomma: benissimo il rapporto e l'interscambio con i produttori, ma non esageriamo e lasciamo che il giro in stalla, in cantina o nell'orto resti qualcosa di realmente esclusivo. Anche perché profumi, sensazioni, vento, temperature e consistenze sono qualcosa che non si riesce a rendere tramite lo schermo.
Onore al merito e al coraggio, comunque, di una piccola startup (meno di 30 i collaboratori, esclusi gli ambassador&influencer sparsi per il mondo) che sperimenta, rischia e osa al confine tra eccellenze agroalimentari e tecnologia spinta. A riprova che il settore del food in Italia ha un asset, i piccoli produttori, che presenta ancora ampissime potenzialità di sviluppo, scalabilità, crescita, distribuzione e comunicazione. Bene che su questo ambito si concentrino investimenti e innovazioni. Comprensibile, legittima e fisiologica, qualche ingenuità ed esagerazione.
Il Palato Italiano | Bolzano | via Innsbruck, 31 (nel Kampill Center) tel. 0471 028008 | www.ilpalatoitaliano.it
a cura di Massimiliano Tonelli
foto di Francesco Piras