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Viaggio tra i vitigni autoctoni: il semidano

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Piccolo è piccolo. Anche di più. Coltivato in un'area limitatissima della Sardegna è una scoperta. Si presta a diverse versioni e ha persino un buon potenziale d'invecchiamento.

 

Storia e territorio

Le origini del semidano, antico vitigno sardo a bacca bianca, si perdono nei millenni. Molto probabilmente è stato portato in Sardegna dai Fenici, che verso l’VIII secolo a.C hanno fondato i primi insediamenti commerciali sulla costa meridionale dell’isola, a Nora e Karalis. Dalle coste meridionali della Sardegna si è poi diffuso in tutto il Campidano, dove era spesso utilizzato in uvaggio con il più diffuso nuragus. Alla fine dell’Ottocento, il flagello della fillossera ha colpito con particolare intensità le piante di semidano, portando alla quasi totale estinzione del vitigno. Nei successivi reimpianti, su viti con piede americano, è stato preferito quasi ovunque il più produttivo e vigoroso nuragus.
Oggi il semidano è sopravvissuto quasi esclusivamente nella zona di Oristano, dove ha trovato un terroir particolarmente adatto alle sue caratteristiche. Un territorio di colline di origine calcarea miste a sabbie, che godono dei benefici del clima mediterraneo e del maestrale. Nel 1995 è stata istituita la Doc Sardegna semidano, anche nelle versioni spumante, superiore e passito, con il riconoscimento della sottozona di Mogoro, come area particolarmente vocata per la coltivazione del vitigno.

Caratteristiche

Il semidano è un vitigno dalla produzione piuttosto scarsa e incostante, caratteristiche che hanno fatto progressivamente abbandonare la coltivazione, nonostante sia in grado di produrre vini di eccellente qualità. Dà vita a un vino di colore giallo paglierino, di grande finezza ed eleganza, esprime delicati profumi di erbe officinali e note floreali. Al palato si apre ad aromi fruttati, sostenuti da una piacevole freschezza e da una buona sapidità finale. Si adatta sia all’affinamento in acciaio, sia alla maturazione in legno e grazie alla sua struttura, possiede anche un notevole potenziale di invecchiamento.
A tavola si abbina con i crostacei, la versione superiore in particolare con l’aragosta, e più in generale con tutta la cucina di mare.

Produttori

La Cantina di Mogoro – Il Nuraghe, situata nella sottozona più vocata per la coltivazione del vitigno, è stata tra le prime a scommettere sul valore del semidano, di cui propone diverse versioni: Anastasìa, Sardegna Semidano di Mogoro Doc, affinato in acciaio, che esprime delicate note mediterranee di erbe aromatiche; e il Puistèris, Sardegna Semidano di Mogoro Doc Superiore (Tre Bicchieri nell'edizione 2014 della nostra Guida Vini d'Italia), che matura per 3 mesi in tonneaux di rovere francese, prima di completare l’affinamento con altri 9 mesi in acciaio. Il vino acquista così una complessità e un’ampiezza, che unisce ai sentori di erbe officinali, note evolute di frutta e di miele, pur conservando freschezza e sapidità. Chiude la gamma Anastasìa, Brut Spumante metodo Charmat, che esalta le note floreali e fruttate del vitigno.

a cura di Alessio Turazza

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