Dopo un 2017 di forte calo, i produttori del Centro-Sud stimano un raccolto in netto recupero. Le riserve idriche sono abbondanti ma lo spauracchio ora riguarda piogge e umidità. La prima parte dell'indagine del Tre Bicchieri rivela l'umore dei viticoltori. E rende note in esclusiva le proiezioni meteo Ibimet-Cnr per l'estate.
Un inverno nella norma, una primavera senza gelate, un mese di giugno ricco di piogge e luglio che sta lasciando spazio all'ingresso frequente di piogge dall'Atlantico, con ondate di calore molto brevi e mai troppo intense. Che la 2018 sarà un'annata profondamente diversa dalla 2017 lo si nota da subito. Un anno fa, in questo stesso periodo, i viticoltori erano già col naso all'insù aspettando la pioggia, soffocati da un sole che portò le temperature oltre i 40 gradi per decine di giorni, a partire da fine giugno, facendo del 2017 il quarto anno più secco dal 1800. Invece, quest'anno la musica è un'altra.
Meteo luglio-agosto. La voce dell'esperto
"Sarà un'estate più fresca". E se gli esperti usano questa espressione lo fanno per indicare che le temperature medie risulteranno sotto la media. L'estate 2018 potrebbe rientrare tra queste, così come quelle del 2014, 2013 ma anche 2004 o 2000. Lo afferma Marina Baldi, climatologo dell’Istituto di biometeorologia del Cnr, sottolineando come giugno 2018 sia stato un mese relativamente caldo (+1,5 gradi di temperatura sulla media) ma anche il più piovoso degli ultimi decenni (+120%, dati Isac-Cnr). Nei mesi di luglio e agosto la probabile presenza prolungata dell'anticiclone delle Azzorre esteso sul Mediterraneo porta con sé un caldo meno opprimente, perché di matrice oceanica, e condizioni di bel tempo prevalente, ma in sua presenza comunque non sono esclusi occasionali temporali in genere pomeridiani e sulle zone montuose e l'ingresso di perturbazioni atlantiche, rispetto a quanto accade con l'anticiclone subtropicale africano, responsabile, soprattutto dal 2000 in avanti, del gran caldo del 2003, 2015 e 2017. I viticoltori, soprattutto al Centro Nord, dovranno attendersi frequenti passaggi di perturbazioni, con piogge brevi e intense, fino ad agosto. Le ondate di calore non mancheranno, ma saranno, probabilmente, brevi, secondo l'esperta del Cnr, e sarà difficile il verificarsi di sequenze calde di 10-15 giorni con 35/40 gradi nelle città, come nel 2017. "Con una configurazione dominata dall'anticiclone della Azzorre, è possibile dunque" conclude Baldi "la formazione di aree di instabilità, come ad esempio sul mar Ionio, che porterebero temporali sulla Puglia".
Raccolta 2018: le prime previsioni
Il consueto sondaggio a campione del settimanale Tre Bicchieri, che nella sua prima parte analizza il Centro-Sud Italia, rileva aspettative sul raccolto 2018 moderatamente positive, con qualche nota di preoccupazione. Giugno ha registrato, infatti, temperature più alte delle medie trentennali di 1,5 gradi centigradi e, allo stesso tempo, è stato l'ottavo più piovoso dal 1800 in avanti. Lo spauracchio, ora, è l'eccesso d'acqua e la grande umidità, che potrebbero condizionare negativamente il percorso di maturazione delle uve in pianta. Niente di simile, per ora, a un'annata bagnata come la 2014, ma i trattamenti contro le fitopatie sono diventati frequenti e i viticoltori stanno intervenendo a più riprese tra i filari, per scongiurare il peggio. Con tutte le cautele del caso, a oggi, il sondaggio tra i produttori dice che il raccolto 2018 si preannuncia in aumento, rispetto a un 2017 la cui produzione ha sventolato il segno meno in doppia cifra per tutte le regioni, attestando la produzione di vino rivendicata a livello nazionale intorno ai 42,5 milioni di ettolitri, di cui circa metà a Dop (secondo i dati Agea). C'è prudenza. Se l'estate andrà avanti senza strappi, il 2018 potrebbe riavvicinare l'Italia ai livelli di produzione medi dell'ultimo quinquennio.
Sicilia
Partiamo dalla regione più a Sud, tra le più produttive del meridione italiano. Lo scorso anno, la produzione siciliana è stata di poco più di 4,1 milioni di ettolitri, con un taglio di quasi un terzo rispetto a un discreto 2016. Antonio Rallo, presidente della Doc Sicilia, fa il punto a partire dal vulcano Etna: "C'è un'ottima vigoria delle piante, la fase di invaiatura non è ancora iniziata, notiamo una produzione molto buona per pianta, che porterà i viticoltori ad attuare dei diradamenti per rispettare il disciplinare. Nel sud-est, la situazione è regolare per il Cerasuolo di Vittoria: le piogge primaverili sono state un toccasana per chi non ha irrigato". Tra Butera e Riesi, patria nel Nero d'Avola, dopo due anni di calo, i quantitativi dovrebbero essere nella media. Infine, nella grande area della Sicilia occidentale, da Menfi, passando per Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belice fino a San Giuseppe Jato "stimiamo" annuncia Rallo "un raccolto del 10% al di sotto delle medie". Considerando che dalle province di Trapani, Agrigento e Palermo arriva l'85% di tutto il vino dell'isola, la produzione 2018 dell'intera Sicilia "dovrebbe aggirarsi intorno ai 4,5 milioni di ettolitri, rispetto a una media di 5 milioni". L'inizio della raccolta del pinot grigio è previsto nei vigneti di Menfi intorno al 27 luglio, come spiega Salvatore Li Petri, vice presidente del Consorzio Doc Sicilia e direttore di Cantine Settesoli: "Le piogge di giugno hanno modificato una situazione ideale e provocato attacchi di peronospora, che i viticoltori hanno dovuto affrontare. Pertanto, faremo meglio del 2017 ma meno delle medie".
Calabria
Dopo aver raccolto appena 50 mila quintali di uve nel 2017, il Consorzio Cirò e Melissa Doc si attende un'annata "più in linea con le medie", racconta il presidente Raffaele Librandi, che guida una denominazione da 1.500 ettari totali, di cui 500 a Doc, con 70 cantine e 300 soci: "L'inverno ha portato le giuste piogge, la primavera non è stata fredda. Le condizioni generali sono più regolari e gli acini sono molto sani". Le uve greco bianco si staccheranno intorno al 10 settembre, mentre il gaglioppo qualche settimana dopo. Nell'area della Doc Terre di Cosenza (quasi mille ettari per oltre 40 soci), la situazione è mediamente positiva. Qui, il 2017, come racconta Demetrio Stancati, presidente del consorzio di tutela, ha tagliato la produzione del 40%, "ma allo stato attuale dovremmo riuscire a tornare a buoni livelli di raccolta. Ci sono stati alcuni attacchi fungini dopo le abbondanti piogge di giugno. Chi ha lavorato bene in vigna ha limitato i danni. E se luglio e agosto non saranno piovosi potrebbe essere una buona vendemmia". Inizio raccolta stimato in ritardo di una settimana, dopo Ferragosto coi vitigni internazionali. A fine settembre, in condizioni di precipitazioni normali, si raccoglie l'autoctono bianco pecorello mentre il magliocco a metà ottobre.
Basilicata
La regione ha prodotto, nel 2017, poco più di 64 mila ettolitri di vino. Nella patria dell'aglianico del Vulture, che un anno fa ha perso tra il 30% e il 40% del raccolto, un inverno piovoso ha consentito ai terreni di avere buone scorte idriche. Per i circa 200 associati, tra viticoltori e cantine, su 1.500 ettari coltivati a vite, si prospetta un'annata in netta ripresa: "Riteniamo di recuperare rispettoai quantitativi persi nel 2017" afferma il presidente Francesco Perillo (Cantina Venosa) "non abbiamo problemi legati alle fitopatie e pensiamo di raccogliere le uve aglianico a ottobre. Lo scorso anno, dopo due mesi consecutivi di temperature intorno ai 35/40 gradi, la nostra vendemmia è iniziata con un mese di anticipo".
Puglia
Nella regione più produttiva del centro sud Italia, la seconda italiana dopo il Veneto, lo scorso anno sono stati prodotti oltre 8 milioni di ettolitri. Per le principali Dop, a cominciare dal primitivo di Manduria (oltre 3 mila ettari vitati e una produzione 2017 di 20 milioni di litri), i presupposti sono "buoni ma non eccellenti", spiega il riconfermato presidente Roberto Erario. Lo scorso anno questo grande rosso pugliese ha perso circa il 10% della produzione e la speranza è quella di recuperare il terreno perso. "Piogge persistenti in primavera, temperature incostanti e la grandine nei vigneti tra Manduria ed Erchie hanno provocato qualche danno". La presenza dell'anticiclone delle Azzorre in estensione sul Mediterraneo potrebbe determinare il frequente passaggio di perturbazioni atlantiche conconseguente instabilità climatica nell'area ionica. "Dovremo stare molto attenti" aggiunge Erario "ai marciumi e alle muffe. Il vitigno primitivo ha un grappolo serrato che soffre l'umidità. Speriamo non ci siano troppe piogge". Spostandoci un po' più a est, nel territorio della Doc Salice Salentino, patria del negroamaro, nei circa 1.900 ettari vitati si respira un certo ottimismo. Lo stato vegetativo delle piante è anticipato di una settimana, i vitigni negroamaro e primitivo sono in fase di invaiatura. "La partenza dell'annata è stata positiva, con molta vigoria, ma poi le piogge e gli attacchi di peronospora hanno provocato qualche danno" rileva Damiano Reale, presidente consortile, secondo cui "è possibile, in ogni caso, che si faccia meglio di un 2017 molto siccitoso e si torni alle rese del 2016. È chiaro" afferma "che dopo l'acqua abbiamo ora bisogno di un periodo più secco, che favorisca la maturazione delle uve. Se non pioverà, saremo in condizioni tali da prospettare un'ottima vendemmia, che potrebbe partire non prima del 18 agosto". Più a nord, area Castel del Monte Doc, Sebastiano De Corato, rappresentante del consorzio, descrive così la situazione: "Aprile e maggio regolari, poi giugno fresco con piogge cadenzate ogni 3-4 giorni, luglio stabile non sopra i 30 gradi e venti asciutti da nord. La vegetazione è molto rigogliosa. La produzione è potenzialmente abbondante". Anche se luglio ha messo tutti in allerta, con oidio e peronospora per un eccesso di umidità, rispetto al 2017 sono prevedibili "rese più elevate con possibile necessità di dover ridurre i carichi per assicurare i corretti livelli qualitativi". La raccolta delle prime uve (chardonnaye sauvignon) dovrebbe scattare nella terza settimana di agosto.
Molise
In questo territorio molto concentrato, con vigneti che vanno dai 200 agli 800 metri di altitudine, un anno fa si registrò una flessione del raccolto tra il 20% e il 30%. Il sondaggio Tre Bicchieri ha interpellato l'emergente Consorzio della Doc Tintilia del Molise, che oggi conta cento ettari con sette soci produttori. Pasquale Salvatore, alla guida del gruppo, parla di annata partita in anticipo con "ottima infiorescenza" e vigneti che si sono sviluppati in maniera eccezionale. "Finora siamo di fronte a un'annata regolare. Abbiamo dovuto lavorare molto per gestire la chioma, non registriamo effetti negativi per le piogge primaverili. Anzi, le uve oggi sono perfette. Siamo in fase di pre-chiusura grappolo e abbiamo circa dieci giorni di anticipo". Raccolta probabilmente al via a fine settembre per quest'uva a bacca nera.
Campania
Tra Vesuvio e Irpinia, i viticoltori campani si attendono una vendemmia più che positiva. Stefano Di Marzo, che presiede il Consorzio di tutela Vini irpinia, ricorda come il suo comprensorio (oltre 6.500 ettari e 530 soci) abbia sofferto sia nel 2016 sia nel 2017 per via delle gelate primaverili tardive. "L'annata 2018 è partita bene. Certamente, è presto per dare un giudizio su quanto accadrà a ottobre, ma le piante hanno buoni carichi di uve grazie a piogge abbondanti, mentre lo scorso anno in questo periodo già si parlava di stress idrico. Gli eccessi di umidità hanno favorito la peronospora, non abbiamo registrato seri problemi di grandinate. Se i prossimi tre mesi saranno secchi e soleggiati potremmo bissare la grande qualità dell'annata 2017, con quantità superiori". Nell'area vulcanica del Vesuvio, Ciro Giordano, presidente del consorzio della Dop Vesuvio (300 ettari e 150 soci) dove è in costante aumento il numero delle cantine a conduzione biologica (circa 70%), stima un "ritorno ai livelli del 2016, dopo il -35% registrato nel 2017. Le fitopatie sono sotto controllo e dovremmo riuscire a raggiungere rese di 90 quintali per ettaro". Raccolta possibile al via intorno al 20/22 settembre con l'uva bianca caprettone, per poi passare al piedirosso.
Abruzzo
Regione tra le più produttive del Centro Italia, terra di vitigni importanti come Trebbiano e Montepulciano, ma anche serbatoio per i grandi imbottigliatori del nord, l'Abruzzo (2,8 milioni di ettolitri nel 2017) stima una vendemmia in ripresa tra 15% e 20% rispetto a un anno fa, che fece segnare una flessione di un terzo del raccolto sul 2016. Guardando, in particolare, al montepulciano, rileva il presidente del Consorzio Vini d'Abruzzo, Valentino Di Campli, dai 730 mila ettolitri rivendicati nel 2017 si dovrebbe andare verso quota 840 mila. "Dopo una allegagione e uno sviluppo ottimi, le piogge hanno costretto a interventi tempestivi per evitare la peronospora. Non abbiamo avuto gelate. Ora" conclude Di Campli "saranno determinanti i mesi di luglio e agosto. La raccolta partirà con chardonnay e pinot grigio dopo il 15 agosto. Trebbiano intorno al 10 settembre e montepulciano a inizio ottobre". L'areale della Docg Colline Teramane, e il consorzio di tutela presieduto dal neo eletto Enrico Cerulli, proverà a rimediare al -30% dello scorso anno: "Un maggio bizzarro, piovoso e poi caldo, ci ha creato qualche preoccupazione, considerando che molte aziende adottano sistemi di agricoltura sostenibile. Oggi non abbiamo problemi di stress idrico, la ventilazione di luglio ci sta consentendo di tenere in ottima salute le uve. La vegetazione è in anticipo di qualche settimana sul 2017. In ogni caso, occorre prudenza, manca molto tempo".
Lazio
Altra zona vulcanica, i Castelli Romani, dove la Dop Frascati sta facendo i conti con una situazione complicata dalle fitopatie. Il consorzio presieduto da Paolo Stramacci prevede un raccolto superiore a un anno fa (appena 70 mila quintali), ma inferiore di circa il 10% rispetto alle medie (pari a 95/100 mila quintali). "Dopo un inverno normale, con neve e piogge, l'umidità del terreno e le nebbie tra aprile e maggio hanno creato condizioni ideali per gli attacchi fungini, che si sono protratti fino ai primi di luglio. La malvasia di Candia dovrebbe calare del 10% sulle medie, mentre la malvasia puntinata di un 20%. Sarebbe potuta essere un'annata abbondante. Ora" conclude Stramacci "serve il sole e un po' di pioggia ad agosto".
Sardegna
Il presidente regionale di Assoenologi, Dino Addis, non ha dubbi: "L'andamento climatico in Sardegna è ribaltato rispetto all'anno precedente. Invasi a pieno regime, nessuno stress idrico. Anzi" sottolinea l'enologo di Cantina di Gallura "a tratti temperature e piovosità somigliano all'annata 2014 che, al contrario di altre zone d'Italia, è stata per noi una grandissima annata". Dal Parteolla all'Ogliastra, fino alla Nurra, la vite è in fase di vegetazione: "Potrebbe essere un'annata nelle medie con qualità che promettono bene, noonostante maggio e giugno abbiano favorito la diffusione della peronospora". Lo scorso anno l'isola ha subito cali fino al 45%, gli ettolitri di vino rivendicati sono stati 353 mila. Un numero difficile da replicare, considerando la discreta condizione in cui si trova oggi il vigneto sardo.
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 12 luglio
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a cura di Gianluca Atzeni