Social media e siti web sono fondamentali per un ristorante, per farsi conoscere e apprezzare da un pubblico sempre più ampio. O no? L'indagine sul rapporto ristorazione/web mostra dati piuttosto negativi. Ecco qual è la situazione in Italia.
La ristorazione al tempo dei social
Era il 2 agosto del 2016 quando Instagram lanciò Instagram Stories, con l’obbiettivo di impensierire Snapchat, pericoloso competitor di Facebook (che di Instagram è proprietario) decisamente più apprezzato dai millennials. Entrambi, infatti, permettono di pubblicare contenuti, foto o video, che vivono solo per 24 ore e poi svaniscono nel nulla. Dell'importanza di questo strumento – così come degli altri social network – per un ristorante, ve ne avevamo già parlato qui. Stories a parte, del ruolo determinante che le piattaforme social giocano per un'impresa ristorativa oggi, ormai, dovrebbe esserne anche superfluo parlarne.
I siti web dei ristoranti
Eppure, stando all'indagine da poco pubblicato da The Italian Data Flavour, il primo report sul livello di digitalizzazione della ristorazione di qualità e dei consorzi di tutela, realizzato da Fiera Bolzano e Noonic, l'argomento non è poi così scontato. Anzi, il quadro emerso dall'anteprima presentata lo scorso 5 luglio a Venezia, è tutt'altro che positivo. Solo il 24% dei ristoranti di alta cucina aggiorna regolarmente il proprio profilo Facebook e solo la metà dei 356 ristoranti con una Stella Michelin presi in considerazione e dei 273 consorzi di tutela sa realmente far funzionare il sito internet. Un problema, dunque, che non riguarda strettamente i social, ma tutto il mondo 2.0, sito compreso. Del 98% dei ristoranti con sito web, è solo il 73% ad avere anche una versione inglese (essenziale per i tanti visitatori stranieri in cerca della migliore cucina italiana, fra le principali risorse del turismo nazionale).
L'indicizzazione
Soprattutto, solo il 50% dei siti rispetta gli standard minimi Seo, termine ormai entrato all'ordine del giorno che sta per Search Engine Optimization, ovvero una sere di procedure che consentono di essere rintracciati nell'ampio universo del web. Chiunque lavori con una piattaforma online – blog, sito, forum – lo sa bene: la parola d'ordine è meta dascription, ovvero una breve descrizione che permette ancora una volta di essere ben “indicizzati”, e quindi trovati facilmente durante la navigazione. Un elemento imprescindibile, che manca al 73% dei ristoranti presi in esame. Altro tassello fondamentale: i tag. Delle parole chiave in grado di descrivere l'oggetto (in questo caso il ristorante) rendendo così possibile la ricerca agli utenti (per fare un esempio: in questo caso, fra le parole chiave dovranno comparire sicuramente i termini “cibo” “cucina tipica” “ristorante” “mangiare” e via dicendo). E considerando che 4 persone su 5 indagano su internet prima di selezionare il locale dove andare a cena, leggendo recensioni e commenti di altri utenti, tag, meta description e simili sono degli elementi chiave che non possono essere dimenticati.
I social media
Se il rapporto ristorante/web è infelice, ancora di più lo è quello con i social media. Presente l'83% dei locali su Facebook, solo il 52% su Instagram e appena il 26% su Twitter (e la maggior parte dei profili sono aggiornati con scarsa regolarità). Secondo le ricerche di Hubspot e Forbes, invece, bisognerebbe postare almeno circa 2-3 volte a settimana, per avere un numero più alto di click per post. Pressoché identica la situazione dei consorzi, molti inesistenti sul web, il33% senza una pagina Facebook e solo il 45% dei portali con versione inglese. Per analizzare i dati, il gruppo di ricerca ha fatto affidamento sulle recensioni di TripAdvisor e Social Insider, uno strumento che offre la possibilità di comparare tra loro pagine di diversi social, da Facebook a Twitter, e attraverso le quali estrapolare informazioni circa il numero e la crescita di follower nel tempo.
Un'istantanea non troppo rassicurante, ma che ci auguriamo possa essere di stimolo ai tanti (straordinari) ristoratori italiani per spopolare ancora di più, in Italia così come all'estero. Anche perché, come ha ricordato Nicola Possagnolo, food advisor e digital strategist di Noonic durante la presentazione, “in un mondo sempre più connesso, quando parliamo di ristorazione, soprattutto di quella stellata e censita dalle principali guide gastronomiche, è inevitabile ormai far subito riferimento alla sua presenza nel digitale”.
a cura di Michela Becchi