Nel 2011 nasceva la Doc che porta il nome dell'Urbe: appena 35 ettari vitati allora, 235 oggi. Il presidente Galassini: “In sette anni abbiamo decuplicato la produzione. Adesso subito erga omnes e promozione”.
Dalla denominazione al Consorzio
Il numero 7 è sempre stato particolarmente evocativo per la città di Roma. Non sembrerà, quindi, un caso che ci siano voluti proprio 7 anni per arrivare anche alla nascita del Consorzio della Doc Roma. Era il 2011 quando si teneva a battesimo la denominazione che porta il nome dell'Urbecon appena 35 ettari vitati. Oggi parliamo di una realtà da 235 ettari per 87 associati e una produzione di 500 mila bottiglie.
“Sono fiero di poter rappresentare la Doc Roma e il suo consorzio a livello nazionale” dice a Tre Bicchieri il neopresidente Tullio Galassini, già alla guida dell'associazione Produttori Vino Doc Roma. “Abbiamo lavorato in questa direzione per tanti anni, quando nessuno credeva in noi e oggi abbiamo decuplicato la produzione, superando gli anni di crisi e arrivando ad un fatturato di 10 milioni di euro, senza dover abbassare i prezzi (oggi la forbice è compresa tra i 2,99 euro per le versioni base i 18 euro per le riserve; ndr). Il primo obiettivo? Ottenere l'erga omnes entro questa vendemmia, d'altronde rappresentiamo già l'87% dei produttori. Ma la costituzione del Consorzio ci consentirà anche di poter essere autosufficienti, avere un nostro bilancio e accedere ai fondi per la promozione” Anche perché - grazie anche al nome di forte appeal internazionale – è nei mercati esteri che finisce l'80% del prodotto. E di questo, il 50% nel Vecchio Continente. Ma si lavora anche verso i nuovi mercati, soprattutto in direzione asiatica.
I risultati di 7 anni di lavoro
Dal punto di vista produttivo, invece, il lavoro è già a metà strada, grazie al cambio del disciplinare che, negli anni scorsi, ha introdotto l'obbligo di imbottigliamento nella sola provincia di Roma e ha permesso di introdurre la versione amabile alle sette tipologie già previste. “Oggi quella che fa i numeri più alti per produzione e fatturato è la versione Rossa della Doc, tant'è che siamo a un milione e mezzo di bottiglie. Il prodotto più sottoscorta è, invece, il Rosso riserva, di cui al momento produciamo solo 200 mila bottiglie. C'è, invece, da lavorare parecchio sui bianchi”. Ma non solo su quelli, ricorda Galassini: “Dobbiamo rivedere la nostra immagine e puntare su una comunicazione non più aziendale, ma consortile, valorizzando soprattutto il legame con il territorio”. Intanto, sembra andare bene il già sperimentato rapporto con il Consorzio del Frascati, che è un po' il fratello maggiore del neonato Doc Roma: “Con il Frascati” spiega il presidente “condividiamo non solo la sede, ma anche alcuni progetti di ricerca, come la selezione clonale per la Malvasia del Lazio. Inoltre, siamo convinti che anche in ambito promozionale, la collaborazione – e non la sovrapposizione - sia la strada migliore da seguire”. Il debutto ufficiale del Consorzio Doc Roma è previsto all'interno dell'Estate Romana, con una serie di eventi e degustazioni, su cui il nuovo CdA è già al lavoro.
a cura di Loredana Sottile