Dopo quasi 85 anni di gestione del brand dolciario famoso nel mondo, la famiglia Monero cede la proprietà della confetteria nata nel 1857 in Piemonte, da sempre legata al moto delle sue pasticche dolci. Ma com'era iniziata la storia?
Pastiglie Leone. Le origini
Dal 1857 a oggi, la storia delle Pastiglie Leone ha incrociato a più riprese quella del costume italiano (per dire, uno dei più grandi estimatori delle pasticche dolci sabaude fu il Conte di Cavour, che amava specialmente le gommose alla liquirizia, aromatizzate alla violetta). Fondata ad Alba da Luigi Leone, la confetteria celebre per le sue pastiglie di zucchero multigusto e il packaging accattivante, ben presto fu “costretta” a trasferire il proprio laboratorio a Torino, per assecondare il successo e servire niente meno che la Real Casa. E nella sua evoluzione aziendale - che mai ha conosciuto una crisi e anzi ha assecondato un percorso di crescita che ha attraversato tutto il Novecento e oltre, facendo di Pastiglie Leone un vanto del made in Italy agroalimentare - dal 1934 gioca un ruolo fondamentale la famiglia Monero, che con i fratelli Giselda e Celso rilevava all'epoca l'attività, trasferendo nuovamente i laboratori nella bella sede liberty di Corso Regina Margherita. Circa 10 anni fa, però, l'ampliamento produttivo e la necessaria implementazione tecnologica avevano determinato un ultimo trasferimento, fuori città, presso lo stabilimento di Collegno dove l'impresa ha sede oggi, e dà lavoro a 70 dipendenti, dichiarando un indotto economico pari a 10 milioni di euro l'anno.
Il passaggio di proprietà
La notizia del giorno, quando ancora sono sconosciuti molti dettagli dell'operazione, è il passaggio di proprietà sancito da una comunicazione ufficiale della famiglia Monero, che cede il marchio a un'azienda privata italiana, non rivelandone l'identità, ma sottolineando soddisfazione sul fatto che il brand piemontese resti comunque in territorio nazionale. Proprio nel 2017 l'azienda, finora nelle mani di Guido Balla Monero, che alla mamma Giselda subentrava negli anni Ottanta, e da qualche anno era affiancato da sua figlia Daniela, direttrice marketing - aveva festeggiato il suo 160esimo anniversario. 84, invece, sono gli anni in capo alla famiglia Monero, con una storia che inizia negli anni di ripresa dal primo Dopoguerra, quando Giselda – che all'epoca lavorava alla Dora Biscuit di Torino - pensò di aiutare suo fratello a sbarcare il lunario proponendogli di intraprendere un'attività di commercio all'ingrosso di dolciumi. Proprio l'attività di rivendita, allora, fece incrociare la strada di Celso e Giselda con quella di Pastiglie Leone: in breve, i fratelli Monero divennero i principali acquirenti del laboratorio. Negli anni Trenta la confetteria viene messa in vendita: un'occasione da non perdere.
La Leonessa Giselda Balla Monero
La prima rivoluzione promossa da Giselda – da subito vera mente imprenditoriale dell'azienda, soprannominata La Leonessa - è il trasferimento dei laboratori (all'epoca ricavati nelle ex scuderie del palazzo) e del punto vendita in uno spazio più funzionale. Così si concretizza il trasloco in Corso Regina Margherita 242: alle pastiglie, che resteranno sempre il prodotto di punta, si affiancano nuove referenze di confiserie e caramelle, mentre la rete di acquirenti per la vendita all'ingrosso si infittisce. L'azienda travalica presto i confini regionali (nel mezzo il bombardamento del palazzo di Corso Regina Margherita, prontamente ricostruito) e la sua fama raggiunge l'Italia intera, pur legata a metodi di produzione ancora artigianali e senza una razionalizzazione sistematica della distribuzione. Finché nel secondo dopoguerra Pastiglie Leone non rileva l'azienda Floris, di proprietà del marito di Giselda Monero, impostando le basi per una crescita aziendale più organica, a cominciare dall'ampliamento del laboratorio, con nuovi macchinari e dipendenti. Tra le tappe cruciali di questo successo italiano, la costruzione di una rete vendita più funzionale già negli anni Ottanta, e il restyling del packaging, che solo negli anni Duemila portò le celebri scatoline di latta portapastiglie ad assumere colorazioni diverse in funzione del contenuto (fino a quel momento l'articolo più venduto erano state le pastiglie sfuse, acquistate in drogheria), determinando una decisa impennata delle vendite e soprattutto l'adozione definitiva di diversi canali di distribuzione (con la scomparsa della drogheria). Oltre 40 sono i gusti in catalogo oggi, praticamente onnipresenti in bar, confetterie ed erboristerie d'Italia, e non solo. Con un vanto che è sempre stato il fiore all'occhiello di Pastiglie Leone: mantenere gli standard di una produzione artigianale made in Italy che piace molto all'estero. L'auspicio è che la nuova proprietà prosegua su questa strada.