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Etichettatura del vino: ecco come potrebbe cambiare. La proposta delle associazioni

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Etichetta elettronica, indicazioni delle calorie sulla base di una drinking unit e lista condivisa degli ingredienti da esplicitare. Sono questi i punti principali della proposta che le associazioni del vino hanno presentato alla Commissione Salute Ue. Ma non tutti sono d'accordo e Beuc boccia il testo

La proposta in tre punti

Aspettiamo proposte entro un anno”. Così, a marzo del 2017, la Commissione Ue alla Salute aveva assegnato i “compiti per casa” alle associazioni del vino europee in materia di etichettatura, fissando la nuova seduta di incontro per marzo 2018. Dodici mesi per trovare una proposta convincente e condivisa, come previsto dal regolamento 1169/2011. Dodici mesi in cui Copa-Cogeca, Ceev, Cevi e Efow (le quattro sigle principali europee del settore) hanno lavorato fianco a fianco per arrivare a un documento condiviso - ma non da tutti, ad esempio è rimasta fuori la cooperazione italiana - presentato lunedì scorso al commissario Ue alla Salute Vytenis Andriukaitis. Sostanzialmente sono tre i punti principali della proposta:etichettatura elettronica (off label), con inserimento di un link che rimandi a un sito web esterno; indicazione solo delle calorie senza riferimento al contenuto di sale, proteine e grassi e in base a una unità di misura unica; elencazione degli ingredienti secondo una lista condivisa.

"Al contrario di altri prodotti agroalimentari” sottolinea il chairman di Copa-Cogeca Thierry Coste“la nostra proposta tiene conto della natura stessa del vino, che è un prodotto agricolo, che si evolve costantemente e non ha una ricetta fissa". Non si è fatta attendere, però, la risposta della European Consumer Organisation (Beuc), che sostanzialmente boccia la proposta (vedi paragrafo La bocciatura dell'organizzazione dei consumatori Beuc). Una presa di posizione che potrebbe pesare parecchio sulla scelta finale della Commissione.

 

E-label, ecco come funziona

Ma intanto entriamo nello specifico del testo. Per quel che riguarda la cosiddetta e-label, l'esigenza è spiegata sia dalla possibilità di dare le informazioni in tutte le lingue dei Paesi dove il vino viene venduto, sia dalle nuove modalità di acquisto, che vedono l'online come il mezzo più utilizzato. Si legge nel documento presentato a Bruxelles: "Internet, oltre ad essere una canale di distribuzione molto importante per gli operatori del settore vitivinicolo, è anche la terza fonte di informazione che i consumatori consultano prima di acquistare vino. Gli strumenti di comunicazione fuori dall'etichetta sono, dunque, un meccanismo chiave nella fornitura di informazioni ai consumatori". Non c'è tuttavia l'obbligo: gli operatori potranno scegliere se inserire le comunicazioni dentro o fuori dall'etichetta.In quest'ultimo caso, dovranno includere in etichetta o sull'imballaggio del prodotto un link o un codice Qr o un'icona che fornisca un accesso semplice e diretto alle informazioni tramite l'uso di tecnologie intelligenti. Il rimando può essere a un sito internet aziendale, ma non si esclude la possibilità di un rimando alla pagina del Consorzio di riferimento o della denominazione o della Regione.

 

Ecco come indicare le calorie

Capito il come, bisogna, poi, capire il cosa. La proposta è di indicare la cosiddetta “dichiarazione nutrizionale armonizzata”, ovvero limitare le informazioni al valore energetico e indicare le informazioni nutrizionali sulla base di 100 ml del prodotto, quindi su una porzione (praticamente un bicchiere), definita drinking unit.In questo senso, si avrebbero dei dati generalmente accettati a secondo delle tipologie di vino (vedi tabella). Sempre in questa tematica, rientra la possibilità di utilizzare dei simboli, invece della dicitura completa, in modo che risulti comprensibile a tutti. Vedi il caso del simbolo internazionale “È per indicare il valore energetico.

 

Lista degli ingredienti. Manca lo zucchero

Passiamo, infine, alla lista degli ingredienti obbligatoria. Prima di tutto, la proposta è che gli operatori la comunichino, scegliendo tra tre diverse opzioni:

  • lista degli ingredienti in base al particolare processo di vinificazione di un determinato vino

  • lista degli ingredienti in base al processo di vinificazione storico

  • lista degli ingredienti in base al processo di vinificazione autorizzato

Qualunque sia, tra questi tre, il metodo seguito, bisognerà sempre indicare le sostanze che causano allergie. Mentre rimangono esclusi, sostanzialmente, i coadiuvanti tecnologici usati per la trasformazione del vino riconosciuti dall'Oiv e le sostanze naturali utilizzate per regolare composizione delle uve.

Ed è quest'ultimo punto, quello che ha molto fatto discutere. Rientrano, infatti, tra queste sostanze da non indicare (oltre a acido lattico, acido citrico, acido tartarico e acido malico), tutte quelle che regolano il tenore naturale di zucchero nelle uve, quindi, mosto concentrato rettificato (mcr) e zucchero aggiunto al mosto per lo zuccheraggio. Ed è qui che da sempre sta una delle principali differenze tra i Paesi dell'area mediterranea (in cui, insieme all'Italia, ci sono Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro e alcune aree della Francia) e quelli del Nord Europa. Differenza di clima in primis, ma anche di legislatura e tecniche di produzione. E c'è chi proprio non accetta che l'aggiunta di saccarosio non venga palesata in etichetta.

 

Alleanza delle Cooperative non firma l'autoregolamentazione

Per noi è una questione di trasparenza”, spiega a Tre Bicchieri Ruenza Santandrea, coordinatrice del settore vitivinicolo di Alleanzadelle CooperativeTutto quello che non è derivato dell'uva deve essere indicato. L'escamotage utilizzato dai Paesi del Nord Europa per far sparire lo zucchero dalla lista è che si tratta di un sottoprodotto che deriva dall'uva. Ma non è così: lo zucchero di barbabietola, ad esempio, non viene dall'uva.Si tratta di un'aggiunta e, come lo si indica nelle marmellate, è giusto che lo si faccia anche nel vino. Non è corretto byapassare, così, la questione”. Per questo motivo, Alleanza delle Cooperative ha deciso di non firmare la proposta delle associazioni del vino presentata a Bruxelles (neppure Cia e Coldiretti hanno appoggiato la scelta sull'esclusione dello zucchero).

Ci è molto dispiaciuto doverci defilare e fino all'ultimo abbiamo cercato un compromesso” continua Ruenza Sant'Andrea “ma riteniamo, così, di aver agito con la massima coerenza in difesa degli interessi della viticoltura italiana”. Massima condivisione, invece, suglialtri punti della proposta, anche se la coordinatrice del settore ci tiene a sottolineare che “la revisione dell'etichetta non è stata una libera scelta, ma è stata imposta dall'alto. Tuttavia” chiosa“si è cercato di trovare le soluzioni migliori per rendere più semplice possibile e meno costoso il cambiamento. Penso, ad esempio, all'uso della tecnologia, che aiuterebbe molto i produttori: una cosa è modificare ogni volta tutte le etichette, un'altra aggiungere le informazioni online. Ma ripeto: quella dello zucchero è una questione troppo importante su cui non possiamo chiudere un occhio”.

 

Il punto di vista di chi ha firmato

Dal canto suo Federvini (che invece ha firmato il documento), pone l'accento sull'importanza e l'utilità dell'etichetta digitale: “Riteniamo che sia lo strumento più utile di completamento per offrire ai consumatori tutte quelle informazioni che possono favorire una scelta sempre più consapevole. L’ingredientistica e le tecniche produttive sono rigidamente regolamentate a livello europeo e nazionale: non ci possono essere deviazioni da quanto previsto in queste disposizioni. Quello che può risultare utile è unospazio di approfondimento di queste previsioni: in questo caso l’etichetta cartacea non è sufficiente per includere tutte le informazioni. L’etichetta digitale è, invece, il mezzo più idoneo per creare anche un’esperienza di consumo diversa e più in linea con la contemporaneità”.

 

Per Fivi e Cevi la proposta - soprattutto nella parte dell'etichetta off label - è un compromesso utile per non dare un ulteriore carico burocratico alla cantine. "Siamo sempre stati molto critici nei confronti di questa richiesta arrivata dalla Commissione, in quanto il vino non è un prodotto industriale con una ricetta prestabilita, e soprattutto è il prodotto più controllato dell'agroalimentare, per cui non ha bisogno di ulteriori specifiche in etichetta. Tuttavia non ci siamo voluti tirare indietro quando ci è stato chiesto un atto di regolamentazione. E la proposta presentata a Bruxelles ci sembra la migliore per non pesare ulteriormente sui produttori", è il commento di Matilde Poggi, presidente Fivi e vicepresindete Cevi. Adesso per le due associazioni dei vignaioli, l'auspicio è che la Commissione abbia la lungimiranza di capire le specificità del vino e di "recepire la proposta del settore all'interno di un contenuto legislativo comunitario".

 

Da Arev, l’Assemblea delle Regioni Europee Viticole viene, poi, un altro ammonimento: l'estensione del regolamento di etichettatura anche ai vini d'importazione. Qualsiasi nuovo regolamento di etichettatura valido per i vini europei deve applicarsi anche per i vini d’importazione. In caso contrario, la concorrenza internazionale ne sarebbe falsata ed i produttori europei sarebbero penalizzati”. Per questo motivo, l'associazione esorta la Commissione Ue a non imporre nuovi vincoli al settore vitivinicolo europeo senza aver prima armonizzato lo Standard internazionale per l'etichettatura dei vini, raccomandato dall'Oiv.

Questione condivisa e portata avanti anche dal presidente del Ceev Jean-Marie Barillère che, rivolgendosi alla Commissione Europea si è augurato che "siano riconosciuti gli importanti progressi compiuti dal settore-vino in meno di un anno e che si possa trasformare la proposta in legge, preservando, però, il mercato unico e garantendo che le stesse regole siano applicate a tutti i vini, sia a quelli europei sia a quelli non comunitari”.

 

La bocciatura dell'organizzazione dei consumatori Beuc

Un secco no alla soluzione presentata a Bruxelles è, però, subito arrivato dall'organizzazione dei consumatori europei, riuniti sotto la sigla Beuc (43 associazioni da 31 Paesi): “La propostache consente ai produttori di birra, vino e liquori di scegliere tra informazioni on-label e online, rappresenta un punto di non ritorno dal punto di vista del consumatore” ha detto il direttore generale Monique Goyens “Dato che i consumatori prendono decisioni di acquisto in pochi secondi, non è realistico aspettarsi che ci vorrà qualche minuto per verificare online l'apporto calorico del vino. Senza dimenticare che nella maggior parte dei Paesi più di 3 utenti su 10 non possiedono uno smartphone, per non parlare del fatto che il segnale può essere molto debole in alcuni punti. Quindi, le informazioni in etichetta rimangono il modo migliore per raggiungere ugualmente i consumatori”. Inoltre, prosegue la nota diffusa nei giorni scorsi: “le informazioni sugli ingredienti e sul valore nutrizionale - come la quantità di zucchero - delle bevande alcoliche sfuggiranno comunque alle regole di etichettatura obbligatorie applicabili a tutte le bevande analcoliche”. Per Beuc, quindi, le conclusioni cui è arrivata l'industria dell'alcool europea sono, in definitiva, “deludenti”.

 

Dalla proposta alla legge

Ascoltata la proposta, starà adesso la Commissione Salute a decidere se accettarla o chiedere nuove modifiche. Tenendo conto anche di chi - come parte delle associazioni italiane - ha deciso di non sottoscrivere il documento, o di chi lo ha “bocciato”, come il caso di Beuc.

Sulla fase di attuazione, il testo proposto, suggerisce l'utilizzo del sito internet Wine in Moderation (www.wineinmoderation.eu) come strumento di supporto per la comunicazionedelle informazioni nutrizionali. Da qui al 2019, il suddetto sito potrebbe, quindi, essere aggiornato in modo da poter fornire ai consumatori le informazioni sul contenuto energetico e sugli ingredienti del vino. A quel punto si darebbe tempo alle aziende fino al 2021 per sviluppare le applicazioni di collegamento tra la bottiglia e gli strumenti online (siti aziendali o siti dei consorzi, a secondo della decisione finale) o per lavorare sulle etichette, qualora si scegliesse di tenere solo queste come come supporto principale per le informazioni nutrizionali.

 

a cura di Loredana Sottile

 

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 15 marzo

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