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Il rilancio della filiera avicola molisana: lo stabilimento di Amadori che crea posti di lavoro

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Amadori, il grande gruppo italiano specializzato nella carne di pollo e animali da cortile, lancia un progetto in Molise per dare lavoro ai dipendenti in cassaintegrazione. E far ricircolare l’economia agricola molisana.

I progetti di Amadori

La storia dell'azienda Amadori inizia intorno agli anni ‘30, quando Ondinae Agostino Amadori, insieme ai figli Francesco, Arnaldo e Adelmo, cominciano a commercializzare pollame e animali da cortile. Nel giro di poco tempo, i due fratelli decidono di dedicarsi anche all’allevamento. Un marchio che ha subito diverse evoluzioni nei decenni, intraprendendo un percorso di innovazione che ha completamente trasformato l’attività da realtà avicola familiare ad azienda alimentare a tutti gli effetti. Un’impresa che continua a mettere in campo investimenti significativi, per ampliare sempre di più filiera, raggio d’azione e target. Fra le ultime mosse del brand, il piano di rilancio della filiera avicola molisana, per recuperare il complesso ex GAM di Bojano, in provincia di Campobasso. Un piano di sviluppo che prevede un investimento di oltre 45 milioni di euro, e che include l’acquisizione, ristrutturazione e riqualificazione del complesso tramite la Società Agricola Vicentina. Incubatoio, stabilimento di trasformazione e allevamenti: questi i punti chiave del progetto che andranno a inserirsi nella filiera Amadori, che attualmente conta più di 800 allevamenti su tutto il territorio nazionale.

L’incubatoio

A sostenere l’iniziativa, il Presidente della Regione Molise Paolo Di Laura Frattura, che ha confermato che il nuovo incubatoio aprirà battenti entro il prossimo novembre. “L’azienda ha scelto di sviluppare sempre di più la sua filiera avicola premium investendo in particolare nel Centro e Sud Italia”, hanno dichiarato FrancescoBertie MauroMasini, rispettivamente Direttore Centrale Amministrazione e Finanza, Controllo e Affari Societari e Direttore Centrale Operations di Amadori. “Questo impegno riflette la strategia aziendale orientata verso una produzione made in Italy di alta qualità, in linea col nuovo piano industriale 2018-2022, che ha come obiettivo quello di trasformare Amadori in una food company dal respiro internazionale”. Un progetto ambizioso, che non si limita solo ai confini nazionali, dunque, ma che ha in serbo diverse sorprese anche nei Paesi esteri.

Obiettivo: creare nuovi posti di lavoro

Intanto, però, si lavora sull’incubatoio molisano, per impiegare i primi 30 lavoratori attualmente in cassa integrazione (un numero destinato a raddoppiare una volta che lo stabilimento sarà a pieno regime). Ci vorranno, poi, circa 100 addetti per macello e sala taglio. A co-finanziare l’impresa, il Ministero dello Sviluppo Economico e la Regione, che contribuiranno al 40% delle spese di progetto attraverso il contratto di sviluppo, la cui domanda è stata presentata il mese scorso a Invitalia (Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa). Una volta stipulato il contratto (fra circa 10 mesi), ne serviranno altri 36 per la completa ristrutturazione.

Parola d’ordine: collaborazione

Già presente in Molise da oltre 10 anni con 63 allevamenti di pollo tradizionale, Amadori è ora pronto a valorizzare la produzione regionale, con l’obiettivo di garantire stabilità, sicurezza e benessere a tutti i cittadini in cassaintegrazione. “Iniziative industriali di questa portata possono trovare la loro completa realizzazione solo attraverso il sostegno istituzionale, sociale e finanziario, e l’impegno di tutti gli attori coinvolti, così che il piano di rilancio definito insieme si realizzi a pieno”. Un progetto di ampio respiro, fondato sulla rete fra addetti ai lavori, impegnato nella creazione delle giuste sinergie e – ce lo auguriamo – nella ripresa dell’imprenditorialità agricola locale, anche se - dobbiamo ammetterlo - la notizia di un allevamento di polli a livello industriale co-realizzato con i finanziamenti pubblici, porta con sé una serie di dubbi e legittime perplessità, che speriamo possano presto essere smentite.
a cura di Michela Becchi


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