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La corretta alimentazione non è per tutti. Jamie Oliver sul rapporto obesità/povertà

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Se dovessimo definire le tendenze gastronomiche degli ultimi anni, la parola chiave per riunirle tutte sarebbe, senza dubbio, benessere. Ma un'alimentazione corretta è accessibile a tutti? No, secondo lo chef Jamie Oliver. Le dichiarazioni del cuoco e la situazione nel Regno Unito.

Dieta e salute, un lusso per pochi

Negli anni del salutismo a tutti i costi, poter mangiar bene e mantenere una dieta sana ed equilibrata è un lusso che ancora in pochi possono permettersi. Le famiglie più povere sono costrette a ricorrere al junk food, gli alimenti di più bassa qualità, e a ingrassare. Non si tratta di forza di volontà, cultura o conoscenza, e nemmeno di consapevolezza alimentare: le persone a basso reddito non hanno la possibilità di nutrirsi correttamente, e godere di un'alimentazione adeguata è, nella maggior parte dei casi, una questione di classe sociale ed economica. A dirlo è Jamie Oliver, la chef star inglese che negli anni ha fatto del viver sano e del binomio gusto/salute la propria filosofia. Una teoria che però va ripensata, come ha confessato al quotidiano britannico Times qualche giorno fa, perché ad ascoltare i consigli sulle buone pratiche in cucina sono solo le persone più agiate. “Vediamo genitori che non pensano minimamente a mettere in tavola cinque porzioni di frutta e verdura, pensano ad avere abbastanza cibo per la giornata”, ha dichiarato lo chef. E continua: “Se puoi solo comprare cibo spazzatura, mangi solo cibo spazzatura. E se solo il cibo spazzatura è scontato, e lì che vai a finire”.

Obesità nel Regno Unito: le mosse del governo

Una battaglia sempre più sentita nel Regno Unito, quella contro l'obesità, soprattutto quella infantile. Dopo le dichiarazioni della premier Theresa May dell'estate 2016, che privilegiavano l’industria alimentare per rafforzare economicamente il Paese in vista della Brexit, sono aumentate sempre di più le iniziative a favore di una dieta corretta, e i progetti volti a promuovere uno stile di vita sano da parte di chi nella lotta al junk food ci ha sempre creduto, Jamie Oliver in primis. Ad accogliere con entusiasmo questa nuova rivolta all'insegna del benessere, il sindaco di Londra Sadiq Khan, che lo scorso dicembre annunciava di voler istituire un divieto a livello cittadino per tutti i ristoranti fast food intenzionati ad aprire una nuova sede entro 400 metri dal territorio scolastico. Con oltre il 40%di bambini in sovrappeso, Londra detiene attualmente il primato nazionale di obesità infantile, una problematica da risolvere al più presto, definita da Khan come una “bomba a orologeria”. Quella delle aree no-burger è ancora un'idea da sviluppare nel dettaglio, ma nel frattempo aumentano le pressioni su Khan – anche da parte di Oliver - che ora pensa a eliminare le pubblicità del cibo spazzatura da YouTube.

Obesità: un problema collettivo

Progetti studiati con intelligenza e sensibilità, ma spesso complessi da concretizzare. Perché gli obesi, adulti e bambini, “vivono quasi in un Paese diverso”, spiega Oliver, e le lezioni salutistiche propinate da media, medici, governo e addetti ai lavori difficilmente possono essere applicate in queste realtà delicate e fragili. I bambini più poveri, infatti, hanno il doppio di probabilità di essere obesi rispetto ai coetanei più ricchi: l'obesità, dunque, è un problema sociale, collettivo, che deve essere affrontato a livello nazionale, e non demandato alla volontà delle famiglie. Perché, come ricorda ChristopherSnowdondell'Istituto per gli Affari economici, “affermare che le persone a basso reddito non hanno forza di volontà è offensivo”. E non solo: “La crociata anti-obesità è in gran parte un movimento paternalistico alto-borghese. Vi è coinvolto un enorme elemento di snobismo gastronomico, che è il motivo per cui è così affascinante per i celebrity chef”. Un'accusa velata (?) rivolta anche a Jamie Oliver, che in televisione si è fatto più volte portavoce della corretta alimentazione, ma che ora sembra intenzionato a battersi affinché tutti possano godere di una dieta adeguata. Quali saranno le prossime mosse del governo britannico?

a cura di Michela Becchi


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