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Starbucks scommette sull'aperitivo all'italiana e studia sul modello Eataly. A Seattle Negroni sbagliato e pizza Princi

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Nuovo concept per la catena di Howard Schultz, che a partire dal quartier generale di Seattleora presidia pure l'ora dell'aperitivo. Il modello è quello di una food court destinata a moltiplicarsi, con vendita a scaffale, aree comuni attrezzate, caffetteria, bakery e cocktail bar. E l'ispirazione all'Italia, complice Princi, è palese. 

L'universo Starbucks. Come orientarsi

Passo dopo passo, un progetto dopo l'altro, Starbucks è diventato un universo che risponde a coordinate ben codificate. E per orientarsi tra le proposte della catena di caffetterie più celebre nel mondo è bene conoscere i fondamentali: due sono i punti vendita con torrefazione annessa, le cosiddette Reserve Roasteries, che possono rivendicare la caratura del quartier generale; alla storica sede di Seattle, dove tutto è cominciato nel 1971, si è affiancata infatti per ambizione e diversificazione dell'offerta la caffetteria di Shanghai, inaugurata alla fine del 2017. E presto anche New York potrà vantare una sua roastery di pari livello. Il modello più diffuso, che solo negli Stati Uniti conta circa 14mila punti vendita, invece è quello del bar, la più canonica delle caffetterie in stile Starbucks, con un'isolata variazione sul tema, l'express store di Wall Street, dove caffè e affini si consumano rigorosamente in piedi. Da qualche tempo, però, la catena di Howard Schultz ha preso in carico anche lo sviluppo di un format alternativo, in partnership con l'italiano Princi: un concept store lanciato per la prima volta proprio all'interno della sede di Seattle lo scorso novembre, poi esportato a Shanghai e in procinto di replicare anche a Milano, quando Starbucks farà finalmente il suo esordio in città, alla fine del 2018, con un progetto di ampio respiro, al livello delle roastery di Seattle e Shangai.

 

Dalla bakery alla food court

Con Princi, Starbucks ha perfezionato una proposta da banco che si prolunga per tutta la giornata, dalla colazione allo spuntino serale: pane fresco ogni giorno, lieviti, quiche, rustici, pizza a taglio, ma anche zuppe e insalate. In stile italiano, con prodotti selezionati made in Italy e know how delle maestranze milanesi, che vantano esperienza ultratrentennale. Presto il format sarà pronto per camminare da solo, e darà vita all'ennesima costola nata da Starbucks: una catena di bakery a marchio Princi ideata per colonizzare il mondo. Prima, però, Schultz presenta un'altra nuova scommessa, destinata a presidiare un segmento di mercato in grande spolvero, specie sul territorio statunitense, quello delle food court (si veda a proposito l'inaugurazione de La Centrale a Los Angeles, che interessa l'Italia molto da vicino). Starbucks come Eataly, insomma, si affrettano a titolare i giornali americani. Un megastore che prende forma per la prima volta all'interno della roastery di Seattle (sempre da lì si comincia), in procinto di moltiplicarsi, se la formula avrà successo, in oltre mille food hall marchiate con il logo della sirena (le prime sorgeranno proprio all'interno delle roastery, da Shangai a New York, e poi Milano e Chicago).

Il cocktail bar e la moda dell'aperitivo

Il primo esperimento della serie è sotto gli occhi di tutti da qualche giorno appena: un open space che riunisce la vendita a scaffale di caffè e prodotti di caffetteria, l'area bakery e quella del cocktail bar, che dialogano l'una con l'altra. Princi, e la gastronomia italiana, quindi, di nuovo giocano un ruolo fondamentale nella gestione dello spazio: tutte le preparazioni avvengono a vista, dalla lavorazione del pane alla lievitazione delle brioche, al banco si ordinano focacce ripiene, pizza, dolci da forno. L'abbinamento si sceglie sulla carta dei drink, ideati in esclusiva per la food court: l'ispirazione alla miscelazione italiana è palese, e l'offerta poggia su spritz e Negroni sbagliato. Sui cocktail, insomma, Starbucks sembra fare affidamento per presidiare una dimensione del bar finora inesplorata dal brand, spostando l'accento sul momento dell'aperitivo, che all'interno del nuovo Reserve Store acquista una fisionomia ben precisa e può contare sulla complicità di Princi, che foraggia gli avventori con stuzzichini e pizzette.

Ma certo il capitolo caffè non ne risente, ed è altrettanto variegato: oltre ai classici della casa, si può ordinare un espresso, o accomodarsi al bancone del shipon bar, per sorseggiare uno specialty coffee. La macchina Starbucks, che quest'anno ha superato Mc Donald's per numero di punti vendita nel mondo, continua a perfezionarsi per accontentare i gusti di tutti.

 

a cura di Livia Montagnoli


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